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Green pass, i ristoratori siciliani: "Ancora molta confusione ma è uno strumento utile"

Sono già entrate in vigore, il 6 agosto, le nuove misure del governo relative al Green Pass. Divenuto obbligatorio per accedere ai tavoli interni di ristoranti e bar, ha sollevato non poche critiche. Uno dei punti più discussi del nuovo decreto riguarda il controllo del certificato, che secondo il governo dovrebbe essere operato dal personale degli esercizi.

“I verificatori sono tenuti ad accertare la validità di tale certificazione esclusivamente attraverso l’App 'Verifica C19', scaricabile gratuitamente, da installare su un dispositivo mobile”. Tale aspetto ha già posto delle difficoltà ai ristoratori, esplicate dal presidente regionale Fipe Confcommercio Sicilia, Dario Pistorio.

“Alcuni ristoratori mi indicano che i Green Pass stranieri, come quelli di Israele e degli Stati Uniti, con la verifica elettronica non risultano validi, mentre sul cartaceo sì. Cosa devono fare in questi casi? La seconda problematica riguarda le strutture gestite da persone anziane. Spesso non hanno accesso a internet o apparecchiature elettroniche. In questi casi chiedono il Green Pass, e per loro sono regolari. Ma se il Green Pass non fosse valido o fosse fasullo, chi ne avrebbe colpa? Il gestore che non ha potuto controllare con il telefonino, o la persona che non ha il Green Pass in regola? Questo ancora non ci è stato detto”.

Al momento le strutture più penalizzate dalla nuova misura sembrerebbero essere i bar: “Sono i più colpiti - dice Pistorio - perché hanno le sale con l’aria condizionata che rimangono vuote. Pare che ci sia un flusso minore di persone all’interno del locale per via del Green Pass”. Il presidente Fipe Sicilia tiene a ricordare che non è obbligatorio presentare la certificazione per consumare al banco: ci sono state delle incomprensioni in alcuni locali, ed è bene fare chiarezza.

Un altro punto controverso del nuovo decreto riguarda il controllo dei documenti. Per Fipe Confcommercio nazionale non dovrebbero essere gli esercenti ad occuparsene. “Per noi è sbagliato - afferma Pistorio - non siamo pubblici ufficiali: ci basta controllare il green pass, prendere nome, cognome e numero di telefono per il tracciamento. A volte il documento non c’è, e poi la patente non presenta l’indirizzo. Insomma, si creano confusione e rallentamento, che di fatto complicano quello che è il nostro lavoro: la somministrazione”.

Così alle nuove regole c’è già chi non si conforma e spuntano cartelli al di fuori dei locali che recitano: “Qui sono ben accetti tutti i tipi di clienti, vaccinati e non”. Per Pistorio, però, il Green Pass può essere un utile strumento per tenere aperti gli esercizi soprattuto se le regioni dovessero cambiare colore.

“Applaudo il Green Pass se ci consentirà di rimanere aperti in zona gialla. E mi dispiace per quei ristoratori che si ribellano: è un strumento che serve a tutti per non chiudere, cosa che comporterebbe ancora ulteriori danni al nostro settore”.

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