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Marinaia balla "Jerusalema", rischia una dura sanzione: "Non ho fatto nulla di male"

Rischia la sanzione disciplinare della "consegna di rigore" per aver leso l'immagine della Forza armata, la tenente di vascello protagonista del "balletto" dei marinai che ha spopolato sui social e sul web, ma lei si difende: "non ho fatto nulla di male", dice, attraverso il suo legale, l'avvocato Giorgio Carta.

Nei giorni scorsi, a margine della cerimonia di giuramento di un corso di volontari in ferma annuale, svoltasi presso la scuola sottufficiali della Marina di Taranto, i marinai - in divisa e inquadrati in plotoni nel piazzale della caserma - si lanciano in una sorta di ballo di gruppo sulle note di Jerusalema, la hit dell'estate tanto di moda su Tik Tok. La prima a prendere l'iniziativa e poi a dare il ritmo e guidare la coreografia di tutto il gruppo è proprio la comandante del corso, con tanto di uniforme candida, sciabola e sciarpa azzurra. Qualcuno riprende la scena e il video, già nel giro di poche ore, diventa virale. La Marina Militare nei giorni seguenti avvia un procedimento disciplinare contestando alla tenente di vascello di aver tenuto un comportamento "non consono e lesivo dell'immagina sua e della Forza armata", di aver promosso e partecipato ad un evento "deplorevole nella forma e nella sostanza".

"L'intento dell'ufficiale è stato solo quello di rinfrancare lo spirito di tante giovani reclute sottoposte ad eccezionali precauzioni e ad isolamento dal resto del mondo" a causa dell'emergenza Covid, dice oggi l'avvocato Carta. Che aggiunge: "sorprende che la scala gerarchica, per fatti assolutamente inoffensivi per l'immagine ed il prestigio della Marina militare, abbia invece ritenuto di avviare in tempo record addirittura un procedimento per la consegna di rigore, che è la più grave delle sanzioni di corpo, riservata quindi a comportamenti di massimo allarme e discredito".

Il balletto, spiega l'avvocato Carta, "si è verificato a conclusione ed a margine di un giuramento collettivo di volontari in ferma prefissata che, a causa dell'emergenza sanitaria in atto, si era dovuto eccezionalmente svolgere 'a porte chiuse', senza la consueta partecipazione di parenti ed amici. Non solo: per precauzione sanitaria, quei giovani militari non avevano fruito della franchigia, cioè la libera uscita, per tutta la durata del corso né era stato consentita loro la consueta giornata da trascorrere assieme ai parenti dopo il giuramento". Dunque, "l'ufficiale in questione, madre di un bambino di tenera età e mossa dalle migliori intenzioni, non ha violato alcuna consegna, il suo intento era solo quello di rinfrancare lo spirito di tante giovani reclute". Né, sostiene l'avvocato, può essere addebitato a questo comportamento un "dispendio economico per lo Stato, avendo protratto per nemmeno tre minuti un'adunata di militari già inquadrati in plotoni per il giuramento", peraltro con "armi scariche del tutto inidonee allo sparo".

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