Sabato 23 Novembre 2024

"Questa è la carezza del Papa": Roncalli commosse il mondo

Un discorso del tutto improvvisato - anzi, che non era neanche previsto - pronunciato in assoluta spontaneità, e che è diventato uno dei momenti più alti di tutta la storia del papato del ventesimo secolo. Quella sera dell'11 ottobre 1962, data d'apertura del Concilio Vaticano II, dinanzi alla Piazza San Pietro illuminata dalla fiaccolata in onore dell'assise mondiale che si era inaugurata in Vaticano, Giovanni XXIII fu veramente baciato dalla grazia per quello che sarebbe passato alla storia come il «discorso della luna». «Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera - osservatela in alto! - a guardare a questo spettacolo», esordì il «Papa buono», allora già colpito dalle prime avvisaglie della malattia - un tumore allo stomaco - che pochi mesi dopo, il 3 giugno 1963, l'avrebbe portato alla morte. L'applauso della folla cominciò subito a sottolineare i suggestivi passaggi di una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa. Il Papa salutò dapprima i fedeli della diocesi di Roma, essendone anche il vescovo, e si produsse in un atto di umiltà forse senza precedenti, affermando tra le altre cose: «La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio». E proseguì, in un eloquio ancora oggi emozionante: «Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell'incontro, cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello - se c'è - qualche cosa che ci può tenere un pò in difficoltà». Quello di Roncalli fu anche un inno alla fraternità. «Niente: Fratres sumus! - esclamò - La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la Grazia sua, tutte le anime». Contavano molto le impressioni di quel giorno storico, con la Chiesa universale riunita in San Pietro per un Concilio che - allora lo si poteva solo immaginare - ne avrebbe cambiato il corso successivo. «Stamattina - disse il Papa - è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. Apparteniamo quindi ad un'epoca, nella quale siamo sensibili alle voci dall'Alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto». Poi ancora alcuni dei passaggi più profondi. «Questa sera - annotò il Pontefice - lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al Cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene». E, sulla linea dell'umiltà, prima della benedizione finale Papa Giovanni impartì un ordine da Pontefice ma con le parole di un curato di campagna: «Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: "Questa è la carezza del Papa". Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza». Il discorso di Roncalli, trasmesso anche dalle tv, commosse il mondo intero per la chiarezza e la semplicità, oltre che per la poeticità e la dolcezza dei suoi contenuti, con il richiamo straordinario alla luna e la struggente frase relativa alla «carezza del Papa i bambini». Un momento, come pochi altri, di empatia diretta con il popolo dei fedeli sparso in ogni angolo del pianeta, e che ancora oggi, a più di cinquant'anni di distanza, fa emergere il carattere profetico di un pontificato destinato ad assurgere agli onori della santità.

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