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La corsa al Quirinale, quarta fumata nera: 166 voti per Mattarella, 56 per Di Matteo

Ore 15.25: L'esito dello spoglio: i votanti sono 540, gli astenuti 441. Le schede bianche sono 261, i voti dispersi 20. Le schede nulle sono 5. Ottengono voti: Sergio Mattarella 166 (ieri ne aveva ricevuti 125), Nino Di Matteo 56 (candidato di Alternativa, che fino a ieri aveva votato per Paolo Maddalena con 61 voti), Luigi Manconi 8, Marta Cartabia 6, Mario Draghi 5, Giuliano Amato 4, Pier Ferdinando Casini 3 e Elisabetta Belloni 2.

Ore 15.20: Domani si vota alle 11.

Ore 15.05: Sergio Mattarella ha ottenuto 166 voti, alle sue spalle il magistrato Nino Di Matteo con 56 e il sociologo  Luigi Manconi con 8.

Ore 15.00: quarta fumata nera, quorum non raggiunto.

Ore 14.45: iniziato lo spoglio.

E’ terminato il quarto scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. Vengono quindi aggiunte le schede dei grandi elettori positivi o in quarantena che hanno votato nel seggio speciale allestito nel parcheggio esterno di Montecitorio. Il presidente Roberto Fico procederà ora allo spoglio delle schede. La maggioranza richiesta è quella assoluta, pari a 505 voti.

Secondo le previsioni, oggi i parlamentari del centrodestra si asterranno mentre l’ex fronte rosso-giallo opterà per la scheda bianca. Ma le forze politiche stanno dietro le quinte trattando sul nome su cui cercare una convergenza per domani. I contiani non escluderebbero il nome di Elisabetta Belloni ma la guida del Dis non sarebbe la prima scelta del Pd, anche se non è esclusa una apertura dei dem. Mentre nel centrodestra, oltre alla proposta di Maria Elisabetta Casellati, prende piede l’ipotesi di Sabino Cassese. Ipotesi che sarebbe gradita a Fratelli d’Italia: Cassese è stato ospitato ad Atreju e sul presidenzialismo si è detto disponibile. Sul suo nome però ci sarebbero corpose fibrillazioni nella Lega, per le dichiarazioni contro l’autonomia rilasciate nel tempo dal giurista 86enne. Il nome di Cassese, che comunque non sarebbe stato fatto al vertice di centrodestra, non sarebbe in cima alle preferenze neanche dei 5 stelle.
Durante la riunione del centrodestra, Matteo Salvini ha invece ribadito il suo 'nò alla candidatura di Pierferdinando Casini, eletto nel 2018 con il Pd. Il centrodestra si è diviso sulla proposta di astensione. Giorgia Meloni non era d’accordo: voleva che la coalizione si misurasse siu un nome. Ma ha acconsentito a optare per l’astensione per non spaccare la coalizione.
Sullo sfondo resta sempre la candidatura di Mario Draghi, anche se Lega, FI, M5s non perdono occasione per chiedere che il presidente del Consiglio rimanga a Palazzo Chigi. Mentre ci sono altre 24 ore per trattare, la candidatura di Draghi potrebbe riemergere se non si dovesse trovare una convergenza tra le due coalizioni e continuasse il muro contro muro. Certo, Cassese e Belloni non sono considerati candidati di centrodestra. Ma la numero uno del Dis e il giurista sono abbastanza graditi a FdI. «Cassese non possiamo considerarlo un candidato di centrodestra ma è il meno lontano da noi per le sue posizioni sul presidenzialismo», spiega un alto dirigente di FdI.

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