(di Giovanni Franco) (ANSA) - PALERMO, 13 LUG - STEFANIA CAMPO "SALVATORE QUASIMODO E LA SUA SICILIA" (IL LEONE VERDE, pp. 184 - 10 euro) "A lui viaggiare è sempre piaciuto, le fughe che faceva, prima di quella definitiva a Roma, erano spesso a Venezia, una delle sue mete preferite, ci sono molte fotografie di lui giovanissimo che lo ritraggono in piazza San Marco. Aveva i biglietti gratis, essendo il padre Gaetano, capostazione delle Ferrovie dello Stato, prendeva un bagaglio e partiva, trascorreva la giornata a Venezia e di notte risaliva sul treno per tornare a casa, erano fughe e rientri. I suoi erano anche viaggi interiori", ricorda Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore, scomparso il 14 giugno 1968 a 66 anni, e di Maria Cumani, attrice, danzatrice e poetessa italiana morta il 22 novembre 1995, a 87 anni.
"Dopo il premio Nobel ha dovuto viaggiare moltissimo perché era invitato ovunque, partiva in aereo, ma a volte prediligeva anche fare lunghissimi viaggi in treno, forse aveva un po' di timore, non lo so, ma con il treno è rimasto sempre un qualcosa…", aggiunge Alessandro. Eppure nonostante girasse il mondo, al centro della vita dell'autore di "Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera", c'è stata sempre la sua terra natia. Ed è proprio un viaggio nei luoghi a lui cari che viene raccontato da Stefania Campo nel suo libro.
"La Sicilia è vissuta per il poeta come un limite, un confine, ma anche come il luogo della nostalgia, del ricordo, della memoria a volte edulcorata, altre volte esasperata e diventa disperazione per l'insita impossibilità a trattenere i suoi figli. - afferma l'autrice del saggio, ricco di immagini -.
Respinge chi la vive, terra ricca di calore e di frutti, ma povera di opportunità, ancorata al ricordo del suo antico splendore e reticente a compiere uno scatto in avanti verso il futuro; essa affonda le sue origini nella notte dei tempi, fu terra di coloni greci già a partire dall'VIII secolo a.C., a cui seguirono molte altre dominazioni: Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Sabaudi, Austriaci, Borboni si avvicendarono dalle coste all'entroterra, a volte sovrapponendosi, a volte convivendo, in un miscuglio inestricabile tutt'oggi".
Il saggio inoltre evidenzia come "paesaggi e passaggi, in Sicilia, siano strettamente connessi al mare: da scrutare dalle coste, da attraversare in arrivo o in partenza". Il poeta vive gli "spostamenti su e giù per l'Italia come un passaggio interiore: in lui si inseguono un animo provinciale inerme e ferito, dedito alla fuga e all'ironia, e uno contemporaneo e impegnato, immigrato a Milano e proiettato verso quel fermento culturale europeo tanto desiderato", osserva Stefania Campo.
La Sicilia resta dunque il luogo della memoria "percepita con una doppia visione: da una parte è sogno di mito e mondo ideale, dall'altra è mondo reale, valutato con coscienza come luogo di angoscia. Un mondo nostalgico e allo stesso tempo privo di soluzioni etico-politiche; da ciò scaturisce una poetica difficile, metafisica, universale, una poetica che è e si fa testimone del tempo presente, con un'elegia complessa e inquieta".
Per la saggista, "il suo rievocare le origini è la risposta a un profondo e secolare senso di spaesamento, l'unico modo per restare umani nonostante le atrocità della guerra, la prova che il vero esilio non è abbandonare la terra madre, ma dimenticarne la centralità che ha nella vita di ogni uomo, dimenticare che tutto parte da lì e che allo stesso tempo, grazie alla poesia e alla letteratura, che cancellano le distanze, lì tutto si concluderà". Quando "Quasimodo ritornerà alla sua terra da vincitore, come un moderno Ulisse, un eroe dei nostri tempi, che conosce i patimenti della fame, la guerra, la solitudine, l'avventura, l'amicizia e l'amore, nonostante il suo lungo viaggio, conserverà sempre nel cuore l'immagine della sua isola, i veri valori e gli affetti. Mi sono a questo punto domandata a quali luoghi e città si riferisse tutte le volte che ha invocato l'isola, la madre terra, la patria, la sua Itaca", spiega l'autrice.
Il libro "esplora i luoghi e le città evocati da Quasimodo nelle sue liriche. Ecco così dipanarsi un itinerario lungo i principali siti archeologici dell'Isola. Luoghi unici che riconnettono il poeta alla Grecia, di cui vantava anche una discendenza attraverso la nonna paterna Rosa Papandreu".
"Approfondiremo la questione legata alla sua nascita a Modica, che sarà la nostra tappa di partenza, fino a Roccalumera e a Messina, dove il poeta ci condurrà per le trattorie e i cenacoli dello Stretto", conclude Campo. (ANSA).