TORINO - L'arte italiana degli anni Sessanta e Settanta, tra sperimentazione, ricerca e invenzione di nuove forme artistiche, è protagonista di due nuove mostre a Camera - Centro Italiano per la fotografia. Sono la collettiva 'La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977' e la personale 'Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967-1975' che, dopo la grande mostra dei capolavori del MoMa, aprono al pubblico il 14 luglio.
La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977, curata da Ludovico Pratesi e organizzata dall'Archivio Luce Cinecittà con Camera, si propone di raccontare - attraverso 150 immagini - l'evoluzione dell'arte in Italia dal 1967 al 1977 con una ricca documentazione realizzata da fotografi del calibro di Claudio Abate, Mimmo Jodice, Paolo Pellion, Paolo Mussat Sartor, Bruno Manconi e Fabio Donato.
L'altra mostra, curata da Raffaella Perna e Monica Poggi, e realizzata con l'Archivio Ketty La Rocca e con il contributo della Galleria Frittelli di Firenze, esplora per la prima volta il rapporto tra Ketty La Rocca e la fotografia, per porre in evidenza il ruolo cruciale che questo medium ha avuto nel suo modo di rappresentare il corpo e la gestualità. In mostra oltre cinquanta opere, datate tra il 1967 e il 1975.
"Le due mostre fanno risplendere quella stagione di vivacità artistica, gli anni Sessanta e Settanta, che ha portato l'arte italiana alla ribalta sulla scena internazionale. Ancora una volta Camera costruisce progetti di mostre attivando collaborazioni con istituzioni nazionali, come Archivio Luce Cinecittà, confermandosi interlocutore attivo sulla scena della fotografia e della cultura italiana" spiega il presidente Emanuele Chieli,. "Le due mostre aprono uno spaccato su un periodo storico nel quale la fotografia gioca un ruolo centrale, dimostrandosi ancora una volta un linguaggio in grado di documentare e interpretare le differenti istanze dell'arte e della vita. Per Camera è una nuova tappa nel percorso di presentazione della fotografia a 360 gradi" sottolinea il direttore Walter Guadagnini.