ROMA - Il bianco e nero che ritrova la forza che solo un writer gli può dare, i dettagli che ''a volte involontariamente nascondo un volto'', e la scoperta a ritroso dei luoghi, dei personaggi, della storia in una sorta di intreccio virtuoso tra realtà e finzione. E' un Pier Paolo Pasolini scoperto col passo del gambero quello raccontato da Ruediger Glatz al Palazzo delle Esposizioni (fino al 4 settembre 2022) nella prima mostra personale italiana del fotografo tedesco, curata con carattere e originalità da Alessio de'Navasques. Nato ad Heidelberg in Germania nel 1975, Ruediger Glatz si è avvicinato alla fotografia come forma di espressione artistica nel 2000, dopo essere stato attivo in passato come graffiti writer. Partendo dalla forma più classica di documentazione, ha elaborato la sua personale idea di fotografia come ritratto concettuale, scattando quasi esclusivamente in bianco e nero, utilizzando esposizioni prolungate e multiple per enfatizzare la visione attraverso il flusso del tempo. Al Palazzo delle Esposizioni porta oltre 60 fotografie dedicate all'artista nel centenario della nascita. Nella ''meta'' mostra tutto parte da una fascinazione mediata appunto, quando Ruediger Glatz che sta inseguendo un progetto legato alla moda, documenta la performance Embodying Pasolini, presentata in anteprima mondiale negli spazi del Mattatoio a Roma nel giugno del 2021, in cui la performer e attrice Tilda Swinton, Leone d'Oro alla carriera nel 2020, insieme a Olivier Saillard, curatore e storico della moda, hanno indagato, nella monumentalità scultorea dei costumi di Danilo Donati, la memoria dei personaggi pasoliniani che li hanno indossati. ''Sono partito da lì - spiega il fotografo all'ANSA - senza conoscere Pasolini.
Dalla fisicità dei costumi dei suoi film così materici da suggerirmi naturalmente la forza espressiva del bianco e nero.
Ma nelle foto, come nello spettacolo si indagava un'assenza''.
Risalta in queste foto di grandi la Swinton, diafana e forte allo stesso tempo, guidata da Saillard, ha ricercato nei buchi di tessuto, nel vuoto delle pieghe, l'essenza stessa della cinematografia pasoliniana. ''Da lì mi è venuta l'ispirazione per quella che è la seconda parte della mostra, ovvero il vero e proprio desiderio di inseguire il senso dell'opera pasoliniana attraverso i suoi luoghi. Ho scoperto che non sono cambiati molto e che in loro c'è tutta la tragedia della vita dell'artista. Li ho seguiti come un sentiero significante''. Da qui il titolo della mostra Reflecting Pasolini e l'idea del progetto, che si completa appunto con le immagini dei luoghi, quelli che Glatz ha incontrato attraversando l'Italia alla ricerca dell'immaginario di Pier Paolo Pasolini. Il ciclo di fotografie denominato On PPP ricostruisce così questo percorso emotivo nel confronto tra passato e presente, nel rapporto di Pasolini con la città di Roma, documentando i cambiamenti, ma anche la magia immutata di certi confini e ormai mitologiche periferie.
Quasi a voler colmare quel senso di vuoto, Glatz - spiega Alessio de'Navasques - ha investito di nuove rappresentazioni e risemantizzazioni i riferimenti alla pittura di Piero Della Francesca e Giotto ne Il Vangelo Secondo Matteo, così come le luci delle architetture del Quadraro e Centocelle in film come Mamma Roma o Accattone o le ombre di Villa Feltrinelli, l'ultima residenza di Mussolini sulle rive del lago di Como, che ha ispirato Salò. L'essenza dei luoghi, dei paesaggi solitari, della natura-cultura, come spazi denaturalizzati, ha generato un personale atlante di miti ed emozioni, in una dimensione intima e letteraria di luoghi come la casa natale bolognese, dove il poeta nacque, o la Torre di Chia, l'amato rifugio dove scrisse Petrolio.
La mostra è promossa da Roma Culture e organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo e rientra nel programma PPP100-Roma Racconta Pasolini promosso da Roma Capitale Assessorato alla Cultura con il coordinamento del Dipartimento Attività Culturali. (ANSA).
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