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Hybrida, lo sguardo fusion di Matteo Basilé

ROMA - Un creatore di mondi che miscela arte, fotografia e digitale giocando con un ''immateriale che si fa materiale nell'ibridazione contemporanea di nuovi linguaggi, figure femminili e antropologie futuribili''. Matteo Basilè, dalla prima metà degli anni Novanta tra i primi in Europa a sperimentare la contaminazione tra arte e digitale, ha riversato le sue visioni nelle opere fotografiche realizzate in questa prima metà dell'anno riunite a Roma fino al 6 settembre nella mostra ''Hybrida'', allestita nello spazio Visionarea, Auditorium della Conciliazione. ' 'Se nella storia antica l'ibridismo fu immaginato fra mondo animale e mondo umano - osserva il curatore Gianluca Marziani -, oggi l'ibridismo è fra uomo, tecnologia e biologia, che si tratti di chip sottopelle o microrganismi biologici come i virus''. L'esposizione si articola tra opere fotografiche di vario formato ''che adattano le loro superfici alle direzioni energetiche del singolo soggetto, al piano d'irradiazione, ad una capacità di evocare paesaggi anche quando questi non compaiono''. Per Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro che sostiene l'esposizione, le opere di Basilè sono vere e proprie "pitture digitali". ''In quasi tutte le sue creazioni - osserva Emanuele - è esplicito il rimando ai grandi maestri del passato, da Caravaggio all'arte fiamminga fino alle suggestioni del Barocco: un bagaglio culturale che l'artista rielabora sapientemente fondendo storia classica ed epoca attuale, in una galleria di personaggi che rievocano costantemente qualcosa di noto senza avere tuttavia un'identità definita, "uno, nessuno e centomila" , e danno vita a un mondo onirico e surreale dove non esistono più riferimenti spazio-temporali. Un'arte fluida e ibrida come l'epoca che viviamo''. L'artista, sottolinea Marziani, ''dimostra come la cultura digitale sia integrata ai linguaggi analogici, codificando una grammatica che si contamina con le altre grammatiche espressive, sottolineando una sincronia tra potenza e atto tecnologico. La sua visione stabilisce le coordinate della fotodigigrafia, sintesi virtuosa tra meccanica ed elettronica, tradizione e innovazione, setting reale e virtuale, manualità minuziosa e tecnologia esemplare''. Basilè con la sua fotografia ''ha raccontato la stratificazione umana tra bellezza e diversità rendendo i suoi soggetti creature sospese in un tempo indefinito e in una forma fisica ibrida come è oggi il concetto del Metaverso… I creatori di mondi sono fatti così: danno nuovo spazio e nuovo tempo al proprio sguardo veggente, cucendo le fonti di riferimento con i rimandi a nuove fonti liturgiche, e immaginano l'uomo nuovo dentro luoghi mineralizzati dal tempo lunghissimo dell'universo''. (ANSA).
   

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