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Tornano a casa a Palazzo Barberini Cleopatra e il cardinale

ROMA - Cantante e virtuoso d'arpa, talentuoso compositore e apprezzato autore teatrale tanto che alla sua morte si litigherà non poco per il destino del suo considerevole patrimonio, Marco Marazzoli era ancora un semplice musicista accolto nell'entourage del potente cardinale Antonio Barberini, nipote di papa Urbano VIII, quando si prestò a dare lezioni di arpa alla giovane figlia di Giovanni Lanfranco, un pittore che come lui veniva da Parma. Un conterraneo, insomma, al quale il musicista in cambio di quelle lezioni commissionò lungimirante tre quadri: una Venere che suona l'arpa, dove tra l'altro viene raffigurata la grande arpa dorata e intagliata appartenuta ai Barberini (oggi nella collezione del Museo degli strumenti musicali della capitale) una Erminia quando saluta il pastore tra tre fanciulle (di cui oggi espongono una copia i musei Capitolini) e una splendida Morte di Cleopatra, a lungo dispersa.
    Tre dipinti che Lanfranco realizzò tutti con la stessa modella e che nel 1662, morendo, Marazzoli lasciò ai Barberini, quella che per tanti anni era stata in qualche modo la sua famiglia. Oggi, almeno in parte, quel nucleo di opere si ricompone: acquisita per 195 mila euro dallo Stato, torna nelle sale di Palazzo Barberini la Cleopatra, che ritrova il suo posto al piano nobile proprio accanto alla Venere che suona l'arpa, già nella collezione del museo romano. E insieme ai quadri che il musico volle donare ai Barberini, torna a casa nel Palazzo un Ritratto del Cardinale Antonio Barberini, opera particolarmente felice del pittore pesarese Simone Cantarini (Pesaro 1612 - Verona 1648) che il cardinale si fece fare, probabilmente, proprio a Pesaro dove trascorse qualche mese, nel 1631, come giovane legato papale. Lo Stato l'ha comprato per 18 mila euro.

 

    "Un'operazione culturale di fondamentale rilevanza", commenta felice la direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica Flaminia Gennari Sartori, sottolineando come i Barberini siano stati tra i principali mecenati europei del XVII secolo: "la loro collezione di opere d'arte può essere considerata il manifesto del loro progetto culturale", fa notare la studiosa.
    Accanto a lei anche il direttore generale dei musei dello Stato Massimo Osanna ribadisce l'importanza delle due acquisizioni: "motivo di festa e di orgoglio", dice, "per tutti i musei italiani, che ancora una volta dimostrano di essere luoghi di riferimento culturale, con un ruolo attivo e dinamico per la conoscenza del patrimonio culturale e per la promozione della sua fruizione".
    Comprato dallo Stato alla Brun Fine Art di Milano, La morte di Cleopatra (olio su tela, cm.100x143) è stato dichiarato di particolare interesse culturale e quindi non esportabile, nel 1999. Nelle sale di Palazzo Barberini era già tornato due anni fa per una mostra.

 

    Il ritratto del Cardinale Antonio Barberini di Cantarini, un'olio su carta applicata su tela (cm 48X 36), è invece uno studio preparatorio per il ritratto del giovane nipote di Urbano VIII poi realizzato dallo stesso pittore su tela in due versioni, una delle quali è conservata alla Galleria Corsini.
    Proviene dalla collezione della Fondazione Gennaro Santilli e anche in questo caso si tratta di un'opera non esportabile all'estero. Ora comunque è di nuovo a casa, accanto ai ritratti dipinti e scolpiti di Urbano VIII e dei suoi nipoti nella grande sala dedicata ai Barberini. Ed è giusto che ci resti. (ANSA).
   

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