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In 500 mila nel pellegrinaggio più antico della Spagna

ANDÚJAR - É considerato il pellegrinaggio più antico della Spagna, al quale partecipano ogni anno mezzo milione di persone, quello della Virgen della Cabeza, che ora cerca di essere dichiarato Festa di Interesse Turistico Internazionale. Da circa 800 anni ogni ultima domenica di aprile i pellegrini percorrono durante circa 10 ore a piedi, a cavallo o in carrelli rimorchiati da trattori -oltre un centinaio- la Sierra Morena, a Jaén (Andalusia), dopo essere partiti da Andújar fino ad arrivare alla Basilica di Nostra Signora della Cabeza, a circa 20 km di distanza. Nel suggestivo tragitto pieno di ulivi -Jaén è infatti la maggior produttrice mondiale d'olio d'oliva, con 60 milioni di ulivi- si balla e canta flamenco, si mangia tortilla di patata, salmorejo, prosciutto e piatti tipici a base di cinghiale e cervo, e si bevono vini tipici come il Montilla. Miguel de Cervantes, l'autore del Don Chisciotte, è considerato il primo cronista di questo pellegrinaggio, al quale sarebbe stato presente nel 1592 e di cui ha scritto nella sua opera "Los trabajos de Persiles y Segismunda" (1617).
    Secondo la tradizione, nella notte tra l'11 e il 12 agosto 1227 la Madonna sarebbe apparsa al pastore Juan Alonso de Rivas nel monte della Cabeza, cuore della Sierra Morena, da dove ha preso il nome, e gli avrebbe guarito il braccio malato. Dal primo momento c'è stata una marea di devoti e alla fine del tredicesimo secolo è stato costruito un santuario nel monte della Cabeza e la devozione si è rapidamente sparsa arrivando anche in America Latina. L'intaglio della Madonna è scomparso durante la guerra civile spagnola (1936-1939) -periodo in cui il santuario è stato distrutto e poi ricostruito- senza che sia stato trovato, e quello che si mostra adesso è del 1944. Papa Benedetto XVI dichiarò il Santuario come Basilica e nel 2009 ha conferito la Rosa d'Oro alla Virgen della Cabeza, un riconoscimento che solo hanno 17 Vergini al mondo, tra cui quella di Fatima.
    Il tratto finale del percorso prima di arrivare al santuario viene fatto da alcuni devoti in ginocchio o a piedi nudi per le promesse alla Vergine, come la famiglia Moreno Jiménez, che arriva emozionata dopo aver sparso qui anni fa le ceneri dei genitori. "Arrivare qui è come stare a casa. Questa emozione ci dura per tutto un anno", racconta all'Ansa Teresa, a cui, come tutti qui, questi due anni di pandemia senza pellegrinaggio sono diventati eterni. "Ci sono pellegrini della Madonna e pellegrini della borraccia di vino. Ma anche quelli della borraccia sono devoti", aggiunge il marito. Per molti la notte passa tra balli di sevillanas, cibo e vino e qualche ora di sonno nelle tende di campagna piantate nei dintorni del Santuario dopo, al suo interno, aver cantato e acclamato per ore la Vergine.
    Il giorno grande del pellegrinaggio è la domenica, quando dopo la messa la statua della Vergine, conosciuta anche come "La Morenita", viene portata in processione di ritorno ad Andújar da un centinaio di persone e affiancata da due monaci Trinitari (l'Ordine che gestisce il Santuario). Nella processione i monaci ricevono dai devoti tanti bambini, che avvicinano uno a uno alla Madonna, così come cappelli o maglioni, diventando un'immagine tipica di questa festa religiosa.
    "Cerchiamo adesso un riconoscimento internazionale, che sia dichiarata Festa di Interesse Turistico Internazionale: abbiamo Storia -nel 2027 compiremo 800 anni- e un posto singolare, il Parco Naturale della Sierra di Andújar", sostiene il sindaco di Andújar Pedro Luis Rodríguez.

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