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Cicutto, la Biennale accende la speranza del dialogo

VENEZIA - La scaletta delle inaugurazioni dei padiglioni nazionali della 59. Esposizione Internazionale d'Arte è a ritmo continuo, tra i Giardini e l'Arsenale.
    Un'immagine fluida che dà vita ad improvvisi, disciplinati, raggruppamenti di persone, a sorrisi e saluti tra chi arriva da ogni angolo del mondo. Il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, si muove tra i padiglioni come un "padrone di casa" che non vuole mancare a nessun appuntamento, felice che l'esposizione "Il latte dei sogni", segnata nella sua gestazione dalla pandemia e ora dall'eco della guerra in Ucraina, abbia richiamato migliaia di persone e che abbia fatto da volano anche quest'anno all'organizzazione nella città lagunare di decine di mostre, di eventi collaterali.
    "La Biennale sta nel mondo in una posizione privilegiata che è Venezia. La gente che viene, dopo due anni di astinenza - dice Cicutto all'ANSA -, ne aveva molta voglia e la sta vivendo con gioia". Chiaro che pesa la tragedia in Ucraina e il presidente coglie ogni occasione per sottolineare che la Biennale "sta cercando di fare qualche cosa che non sia solo un supporto ma possa dare una prospettiva per il dopo, così come auspicano gli stessi commissari e l'artista del padiglione ucraino". Il pensiero va all'aver operato per fare sì che il padiglione ucraino aprisse all'Arsenale e alla realizzazione di uno spazio ai Giardini, "Piazza Ucraina". "Ci auguriamo - rileva poi - che gli artisti ritrovino il modo di dialogare che è una delle strade possibili per superare le crisi peggiori, come quella che stiamo vivendo".
    A qualche metro da Cicutto c'è Cecilia Alemani, risponde alle domande su un progetto che riesce a parlare del futuro dell'umanità, di corpi e metamorfosi, di tecnologie e natura, attraversando il tempo, presentando oltre 1.400 opere di 213 artisti (circa l'80% donne) che vanno dalle avanguardie del '900 alle nuove leve del contemporaneo, senza dimenticare i movimenti degli anni '60 o degli anni '80. La definizione più usata è di una mostra "trans-storica", un modo di procedere che caratterizza le attività della Biennale sotto la presidenza di Cicutto, con la funzione essenziale delle relazioni; un aspetto, che sul piano della cultura e delle arti della Biennale, riguarda l'interdisciplinarità, il "creare - sottolinea il presidente - uno spazio dove si fondano il passato il presente e il futuro con la capacità di captare le future linee, la necessità che il mondo sempre di più, anche durante la pandemia, ha dimostrato di aver bisogno che è quello di approfondire e non pensare alla cultura solo come uno spazio per privilegiati, per delle élite". E la Biennale ha da tempo intrapreso la strada di guardare alle proprie origini alle proprie radici, alla propria storia e sviluppo, per trovare elementi di comunioni utili a pensare al futuro.
    Su queste basi, su questa piattaforma su cui ogni giorno la Biennale dovrà interrogarsi sui diversi temi, sta prendendo forma la cosiddetta "Biennale 365", dove il numero sta per i giorni dell'anno. "Abbiamo - dice Cicutto - già cominciato con una grande ricerca a cura del nostro Archivio storico delle Arti Contemporanee in cui sono coinvolte quattro università e due istituti di alta formazione veneziani, come il conservatorio Benedetto Marcello e l'Accademia di Belle Arti". Una ricerca che coinvolge 120 studenti che stanno creando "una mappa geopolitica delle provenienze non solo geografiche, ma anche politiche, economiche e formative degli artisti che sono venuti alla Biennale negli ultimi 20 anni. Di tutte le discipline: non solo arte, ma anche musica, teatro, cinema, architettura, danza. Da lì la raccolta dei dati che sarà messa a disposizione darà il via a filoni di ricerca molto più originali di quelle che si sono frequentati finora". Sul piano logistico, sempre maggior peso sta assumendo l'Arsenale, dove sarà anche spostato dell'Asac, dopo il restauro di una nuova area "con importanti investimenti". 
   

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