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Vedova-Rainer, la voce dell'arte davanti ai mali del mondo

"Venezia muore": è come un urlo che abbatte il tempo il grande trittico su tela del 1992, parte di un progetto di fatto non realizzato. Più in là, quasi al centro dell'enorme sala, il tondo di "Chi brucia un libro brucia un uomo", del 1993, poco dopo il bombardamento della biblioteca di Sarajevo, o i Plurimi fatti a Berlino nel 1964, in una città divisa da un muro, mentre imponente nello spazio si spande, con le immagini di un video sullo sfondo, la voce di Emilio Vedova contro i fascismi, la guerra, le sopraffazioni: "voi direte: cosa centra questa con la pittura? Io vi dico: questa è la mia pittura". Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione intitolata al maestro veneziano (1919-2006), non nasconde la soddisfazione per la mostra allestita nello "Spazio Vedova" alle Zattere, a cura di Fabrizio Gazzarri, che attraverso una selezione di 24 opere in parte inedite, dal 1949 al 1993, dà piena testimonianza di un percorso artistico che traeva linfa vitale dalle vicende sociali e politiche del suo tempo.

 

 

 "I demoni delle guerre si rifanno vivi, così come l'incubo della catastrofe nucleare. Tematiche - rileva Gazzarri - che costituivano lo snodo che attivava l'eccezionale energia di Emilio Vedova, artista mai disposto alla rinuncia verso l'evoluzione della coscienza come unico modo per costruire una relazione responsabile con l'altro e con il mondo". A dare pieno valore a questo, i titoli delle sezioni tematiche: Contro, No, Venezia muore, Allarme, Umano, Confine, Plurimo, Per. L'esposizione è parte di un progetto più ampio che si articolata con una seconda mostra dedicata interamente ai lavori di Arnulf Rainer, al Magazzino del Sale, sempre alle Zattere, che prosegue un dialogo tra le opere dei due artisti - che erano amici e si frequentavano pur nella diversità delle loro espressioni artistiche - iniziato nel 2020 con la rassegna allestita a Baden bei Wien, in Austria, sede dell'Arnulf Rainer Museum.

 

 

 Dell'artista austriaco, a Venezia, sono presenti le croci degli anni '80 e i Kosmos dei primi anni '90. Croci, nella diversità delle forme e dei colori, ora scuri ora colate di più tipi, che rimandano alla sofferenza. La presentazione delle due mostre, sotto il titolo comune "Rainer-Vedova: Ora", in programma dal 23 aprile al 30 ottobre (catalogo Marsilio Arte), è stata l'occasione per annunciare la costituzione di un apposito comitato scientifico - Luca Massimo Barbero, Gabriella Belli e Philip Rylands - e indicare che entro il 2023 dovrebbe aprire il Museo Vedova - nei due spazi attualmente disponibili e in uno terzo spazio molto ampio in via di definizione - che si articolerà con una sezione permanente di opere dell'artista e una per attività espositive temporanee. Tra le iniziative, oltre la definizione di mostre all'estero, come a Seul nel 2023, la realizzazione di un libro, a cura di Lidia Panzeri, su Annabianca Vedova, moglie e musa dell'artista.

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