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La danza moutya, patrimonio culturale dell'Unesco

MAHÉ - Ci sono voluti 7 anni per riconoscere la danza tradizionale delle Seychelles come un patrimonio culturale da tutelare: finalmente è entrato nella lista dei beni immateriali dell'Umanità il ballo moutya, nato tra gli schiavi africani e portato con i coloni francesi sull'arcipelago delle Seychelles nel XVIII secolo. La sensuale danza è stata riconosciuta come è già successo con altri tipi di musica come il reggae, e di balli come quelli baltici, azeri, dominicani o il più famoso tango argentino. Sono tutte forme d'arte che appartengono alla cultura dei singoli Paesi e che l'Unesco vuole salvaguardare, valorizzare e diffondere in tutto il mondo.

E' un successo per le Seychelles dove, fino a qualche anno fa era persino vietato fare musica e ballare dopo le 21 in alcuni distretti come Mahé, Praslin e La Digue. La moutya era originariamente eseguita intorno a un falò, nel cuore della notte e fuori dalle piantagioni, ed era un'espressione di resistenza che permetteva alle persone non libere di condividere la propria sofferenza di schiavi e di esprimere le difficoltà.

Gli unici strumenti a disposizione erano tamburi di pelle di capra, noci di cocco, pentole e utensili da cucina. La coreografia è semplice e sensuale, con uomini e donne che ballano a un ritmo lento, con l'ondeggiamento delle anche e lo scalpiccio dei piedi. I ballerini si avvicinano alle danzatrici senza toccarle ma con le braccia che si allungano mentre le donne agitano le gonne. E' una danza simile a quella delle Mauritius o dell'isola di Reunion, che le autorità locali hanno promosso dopo l'indipendenza del Paese nel 1976. Oggi è una forma d'arte che i danzatori esprimono durante le manifestazioni culturali e turistiche, mantenendo quella forma di protesta sociale e di conforto contro le difficoltà.

Per maggiori informazioni: seychelles.travel.

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