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I viaggi del futuro? Conta il risparmio di co2

RIMINI - Non saranno più i soldi gli unici a contare nell'acquistare un viaggio ma anche il peso dei nostri movimenti sull'ambiente, ovvero la nostra Carbon Footprint che è un parametro utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un'organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente. Sembra un futuro lontano? Nei paesi nordici già si fa. A raccontarlo all'ANSA tra i padiglioni del TTG Travel Experience che si chiude oggi a Rimini è Mirko Lalli, ceo di Travel Appeal ed esperto di analisi di dati e recensioni online.
    Lalli fa innanzitutto una disamina della situazione: "Siamo in deciso miglioramento, si vede dai nostri dati, sta tornando anche la fiducia sul lungo raggio. Vediamo tantissime ricerche per l'Italia anche dagli Stati Uniti che erano completamente fermi da mesi e tantissima voglia di partenza. Addirittura un +500% di prenotazioni di voli, però il dato relativo - sottolinea - è piccolo perché si parte da zero. Ovviamente stiamo ancora sotto del 30-40% rispetto ai volumi del 2019 in termini di prenotazioni ma è comunque un ottimo segnale. L'unica cosa che non vediamo ancora ripartire è il Far East e per alcune destinazioni è abbastanza un problema e anche per un certo tipo di prodotto, quello legato allo shopping e anche al lusso. La parte italiana ed europea - spiega ancora - sta marciando a pieno ritmo e ha già recuperato in buona parte i livelli del 2019".
    Quello che è certo secondo l'esperto è che ormai abbiamo davanti un turismo completamente differente. C'è un riposizionamento dei flussi e delle esigenze e anche delle motivazioni di viaggio.
    Quindi alcuni operatori si sentono completamente spiazzati e si trovano a doversi ripensare".
    Tra le novità è assolutamente dirompente la questione della sostenibilità e del rispetto dell'ambiente: "Se prenoti un viaggio dal Nord Europa - dice - ti danno subito la Carbon Footprint. Sono già nati agenzie di viaggio e tour operator specializzati nel calcolare l'impatto del viaggio, le tonnellate di Co2 e cosa si può migliorare. Per il mercato dei Nordic è uscita anche una carta di credito di Mastercard che invece di darti un plafond economico, ti dà un plafond di chili di CO2: puoi spendere finché non raggiungi un certo numero di chili, è un concetto rivoluzionario. Tutto quello che ha un basso impatto lo puoi comprare, tutto quello che incide troppo sull'ambiente e sul mondo pesa sul tuo plafond".
    Dietro a tutto questo c'è un'attenzione incredibile soprattutto della Generazione Z ma anche delle fasce più giovani verso la sostenibilità e questa cosa avrà un impatto sui viaggi. "Nel Nord Europa la gente - racconta Lalli - quasi si vergogna a prendere l'aereo e quindi viaggia in treno il più possibile.
    Tante destinazioni in Europa ci stanno lavorando e arriverà anche in Italia. La sensibilità del pubblico italiano non è poi così alta ma gli operatori sono costretti a fare i conti con questa nuova sensibilità perché lo chiedono i uristi stranieri".
    La pandemia che ha messo in ginocchio il turismo gli ha lasciato anche qualcosa di buono secondo Lalli. "Ha impresso un'accelerazione alla digitalizzazione che al nostro Paese e al mondo serviva. Cashless, Touchless, Contactless - rileva - ormai sono di dominio pubblico ed era un problema tutto culturale. Poi menù e concierge digitali a ancora altro".
    L'altra cosa positiva che sembra emergere è una maggiore attenzione al controllo dei flussi: "Il caro vecchio overtourism, che tutti danno per morto, ci sarà ancora, però c'è senza dubbio una maggiore consapevolezza e alcuni hanno approfittato della pandemia per cominciare a pensarci seriamente".
    L'ultima tendenza è la gestione dell'identità digitale che è diventata più naturale: "Finalmente - conclude - c'è stato questo collasso tra quella fisica e quella digitale. Gli operatori hanno capito che devono gestire Google My Business, le recensioni e devono prendersi cura della loro immagine online.
    Sembra banale ma non è così specialmente nel nostro Paese.
    Incredibile perché li usano tutti i dati di reputazione, li usano anche le banche perché se uno ha una buone recensioni fattura di più...". 
   

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