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Raffaello e la Madonna di Loreto, successo e misteri

LORETO - E' dedicata alla storia avventurosa e al successo travolgente, fin dalle primissime esposizioni in pubblico, della Madonna del Velo, uno dei più iconici dipinti di Raffaello la mostra "Raffaello e la Madonna di Loreto" in corso nella città-santuario fino al 17 ottobre. Una mostra, in parte tradizionale, in parte virtuale, organizzata dalla Delegazione Pontificia e promossa dalla Regione Marche, con la consulenza dei Musei Vaticani, in programma nel 2020 tra le celebrazioni per i 500 anni dalla morte del pittore di Urbino, più volte rinviata a causa della pandemia. Storia avventurosa e misteriosa a cominciare dal doppio nome: Madonna del Velo nelle tante versioni o Madonna di Loreto, come era esposta nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma di fronte al ritratto di Giulio II. Di Loreto forse perché una pregevole replica di scuola raffaellesca fu donata al santuario della Santa Casa. O più probabilmente per il legame con Giulio II, papa guerriero e uomo di cultura, dalla forte devozione mariana. Parallela la vicenda dei due dipinti: il primo famosissimo, tanto da avere oltre 100 repliche e versioni, su tela, tavola, disegno o incisioni, firmate, tra gli altri, da Parmigianino, Sebastiano Del Piombo e Raffaellino del Colle. Il secondo meno celebre, ma abbastanza noto da dare il nome all'altro. Finirono entrambi in Francia al seguito delle truppe napoleoniche, uno prima al Louvre poi nel Museo Condé di Chantilly, dove è catalogato come Madonna di Loreto, l'altro in una chiesa di provincia, nel piccolo Comune di Moringis dove se perdono le tracce alla fine del XIX secolo.
    Tra il 1511-1512, periodo in cui si presume che l'opera sia stata realizzata, e l'approdo a Chantilly, ci sono secoli di passaggi di mano e attribuzioni, versioni, copie e perizie. Il percorso della mostra, a cura di Fabrizio Biferali e Vito Punzi, rende omaggio a questa storia ed è articolato in tre tappe: la ricostruzione della committenza dell'opera originale, una multivisione immersiva nel monumentale Salone degli Svizzeri, dove sono esposte alcune versioni presenti o virtuali. Infine uno schermo di oltre 3 metri ad altissima definizione per "toccare l'opera". (ANSA).
   

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