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Carlo Aymonino, 10 anni dopo col cuore contro l'oblio

TRIENNALE (MILANO) - E' come entrare nel mondo delle meraviglie di Alice e sentirsi troppo piccoli o troppo grandi, poi camminare lungo la linea della vita, una linea di sangue che si interrompe con tre gocce nel 1991, dieci anni prima della morte, per trovare arte, politica, architettura e vita privata impastate insieme in un collage di sovrapposizioni in cui vero e falso non hanno confine. E' la mostra che la Triennale di Milano dedica all'architetto Carlo Aymonino (1926-2010), dal titolo 'Fedelta' al tradimento' che sara' aperta fino al 22 agosto.
    E' nata per celebrare i dieci anni dalla morte, spiegano le figlie Livia e Silvia Aymonino, che l'hanno ideata ''per riportare nostro padre fuori da un oblio in cui per tanti motivi era finito''., è stata voluta dal presidente della Triennale Stefano Boeri ed è curata da Manuel Orazi. Grazie all'allestimento particolare e quasi onirico di Federica Parolini, ''abbiamo cercato di riportare alla luce la figura di nostro padre dopo un silenzio di dieci anni - raccontano all'ANSA Livia e Silvia - ma dopo un'eredità perduta e un collezionista che non vuole esporre nulla, abbiamo fatto il tentativo di guardare nelle case della numerosa famiglia con tre mogli, quattro figli. Il risultato è stato straordinario anche se avevamo più materiale privato che architettonico ma sapevamo che nella vita di nostro padre le cose non erano assolutamente distinte''. ''Una di noi (Silvia) - spiegano ancora - ha deciso che andava mappato quel grandioso rimasuglio in nostro possesso.
    Ha chiamato un amico fotografo che ci ha restituito nostro padre/marito appeso sopra i muri delle nostre case, in un librone di quasi duecento pagine. Abbiamo scoperto così che non era proprio un rimasuglio ma un potente racconto da attraversare e condividere con gli altri. Perché riguardava non solo le nostre ventotto mura e la saga familiare, ma anche le mura di tutti quelli che avevano vissuto quel periodo irripetibile o, venuti dopo, volevano sapere''.
    Ne è nato prima un libro e poi la mostra che ora diventerà anche un documentario realizzato da Odino Artioli. Intanto a Roma il Dipartimento di Architettura e Progetto di Sapienza dedica al suo rapporto con la città il ciclo di eventi "Carlo Roma 2020" che si pone l'obiettivo di aprire una discussione sull'eredità dell'opera del maestro nel panorama architettonico contemporaneo. Questo ciclo di eventi comprende il convegno internazionale "Carlo Aymonino. Progetto, città e politica" (23 e 24 giugno 2021), la mostra "Disegni per Carlo Aymonino" (23 giugno - 23 settembre 2021) e la mostra "Opera in quattro parti.
    Letture del Campus di Pesaro" (23 giugno - 23 settembre 2021) visitabili presso la Facoltà di Architettura, sede di Valle Giulia.
    Ma Carlo Aymonino non era solo Roma, dove ha vissuto ed è stato anche assessore al Centro storico, ma Venezia e Palermo, dove ha a lungo insegnato, Pesaro che ha ospitato tante sue opere, Milano e Parigi città di riferimento, Matera. ''E' fondamentale il suo rapporto con le tante città, luoghi in cui ha lasciato un segno preciso e inconfondibile soprattutto nelle periferie. Nella mostra ad esempio si trova come perno centrale una gigantesca planimetria del quartiere Gallaratese a Milano, che viene dal Beaubourg ''.
    Per Lorenza Baroncelli, Direttore artistico di Triennale Milano "Il mondo dell'architettura ha colpevolmente sottovalutato Aymonino'', e questo secondo le figlie ''è avvenuto anche perchè lui era rimasto un artigiano, una figura assolutamente lontana da quella delle archistar di oggi. Poi c'è anche il dato privato perchè nel 1991, dieci anni prima della morte, ebbe problemi fisici e da allora si allontanò ancora di più dal mondo dell'architettura che pure stava cambiando''. Lui che ''capiva la realtà solo se la disegnava'', e che metteva in ogni disegno l'elemento umano, e che come dice in un'intervista farebbe le città solo di piazze. Ma alla domanda di quale fosse la sua città ideale disegna una linea, che poi è l'odierna via del Corso, tra Piazza del Popolo e il Campidoglio, insomma il centro di Roma.
   

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