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In mostra Mario Puccini, Van Gogh involontario

(ANSA) - LIVORNO, 18 GIU - 'Mario Puccini. Van Gogh involontario': questa la mostra dedicata all'artista livornese, allievo di Fattori, i cui dipinti sono caratterizzati da pennellate rapide e corpose, colori accesi, spesso inquadrature ardite. L'esposizione, a cura di Nadia Marchioni, si terrà dal 2 luglio al 19 settembre al Museo della Città di Livorno, dove Puccini nacque il 28 giugno 1869. La mostra, ricostruendo l'universo di artisti che contribuì alla maturazione del grande pittore, presenta centocinquanta opere, fra cui un importante nucleo collezionistico ritrovato in questa occasione, che permette al visitatore di osservare dipinti e disegni assenti dalle esposizioni pubbliche da oltre cinquanta anni, talvolta mai esposti precedentemente o, addirittura, inediti.
    "Una rivelazione per me sono state le cose di Mario Puccini, un selvaggio pittore livornese allievo del Fattori: ha circa 50 anni. E' un Van Gogh involontario: fortissimo; tu vedessi che colori, tu vedessi che fiere, che paesi, che mari, che barche in porto, ammassate, catramose": così scriveva il critico Emilio Cecchi alla moglie pittrice Leonetta Pieraccini nel 1913, indicando i due poli entro cui nacque e si sviluppò l'opera di Puccini; il grande erede del macchiaiolo Fattori seppe rinnovare il messaggio del maestro guardando ai più fulgidi esempi d'Oltralpe, uno su tutti il celebre Giardiniere di Vincent van Gogh, evocato in mostra come una delle maggiori novità visibili a Firenze dal 1910 nella raccolta del collezionista-pittore Gustavo Sforni, che di Puccini divenne in quegli anni premuroso amico. L'esperienza della reclusione in manicomio ventiquattrenne (1893-1898), per oltre quattro anni, non spense la passione di Puccini per la propria arte; sostenuto dall'esempio di amici artisti, fra cui Plinio Nomellini e Oscar Ghiglia, riprese a dipingere ai primi del Novecento, perfettamente aggiornato sulle novità europee grazie alle frequentazioni di importanti mercanti e collezionisti fiorentini ed al vivace dibattito culturale che si sviluppava nelle sale del livornese Caffé Bardi, dove s'intratteneva, durante il suo ritorno in Italia, il concittadino Modigliani, che con Puccini condivide l'anno di morte, il 1920. (ANSA).
   

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