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Viaggio nei luoghi iconici del movimento Lgbt

(di Ida Bini) (ANSA) - NEW YORK, 16 MAG - Il 17 maggio è la giornata internazionale contro l'omofobia e ogni forma di discriminazione sessuale, ed è l'occasione per scoprire i luoghi simbolo della lotta per i diritti omosessuali e i monumenti che ne testimoniano discriminazioni e violenze. Si parte da New York: al 53 di Christopher street c'è Stonewall Inn, uno dei più noti locali gay di Manhattan, nel Greenwich Village. Qui il 27 giugno 1969 la polizia fece irruzione, manganellando e arrestando dozzine di avventori, che si difesero; gli scontri durarono un paio d'ore e nelle sere successive ripresero con centinaia di persone radunate a manifestare. Il simbolo dei "moti di Stonewall" fu Sylvia Rivera, ragazza transgender che per prima si ribellò gettando una bottiglia contro i poliziotti. Succedeva nel Greenwich Village, cuore della controcultura americana prediletto dalla comunità hippie e dove un anno dopo, in memoria dei moti di Stonewall, venne organizzato il primo Gay Pride, inizialmente chiamato "Christopher Street Liberation Day March".
    Da allora il movimento omosessuale iniziò una fase militante e le parate dell'Orgoglio Gay si diffusero in molte altre città: a Los Angeles per la prima volta veniva transennata la strada della manifestazione, proprio come in una vera marcia.
    Sempre a New York altri sono i luoghi iconici del movimento: Langston Hughes House, ad Harlem, è la casa del poeta e scrittore afroamericano che tenne sempre nascosta la sua omosessualità, ma che oggi invece è uno dei simboli per il movimento gay internazionale. Ancora nel Greenwich Village c'è la Chiesa protestante che ha fatto della lotta per i diritti degli omosessuali la sua sfida più grande. Poco distante meritano una visita Stonewell Inn, che nel 2016 il presidente Obama ha nominato monumento nazionale, e nell'East Second Street la Star House, dove Sylvia Rivera fondò un'organizzazione a tutela dei giovani transgender senza casa.
    Anche la città di Philadelphia è un'icona del movimento per i diritti omosessuali: è la capitale del global Equality Forum e del PrideFest America, tutti appuntamenti dedicati all'emancipazione e uguaglianza della comunità Lgbt. E che la città sia da sempre esempio di tolleranza è testimoniato dal 1682 dal suo fondatore, il quacchero inglese William Penn, che ne volle fare la "città dell'amore fraterno". San Francisco è famosa per il quartiere Castro, sede di una delle comunità gay più grandi al mondo. Dagli anni '20 agli anni '70 è stata la patria dell'indulgenza e del pensiero liberale e ha ospitato personaggi e artisti non convenzionali. Tra i luoghi simbolo della comunità Lgbt ci sono, tra i tantissimi, locali come Spec's, celebre nel passato per la rivendita clandestina di alcolici ma anche come locale Lgbt, Asia SF e il teatro Castro.
    In Gran Bretagna fu storico l'incontro del 1984 tra un gruppo di attivisti gay e i minatori del Galles in sciopero contro la Thatcher; è una pietra miliare nella storia dei diritti civili: da allora fu proprio il sindacato dei minatori a spingere il partito laburista inglese a sposare la causa della comunità Lgbt. Ecco i luoghi iconici da non mancare: a Londra la base degli attivisti era Gay's the Word, piccola libreria del quartiere di Bloomsbury dove si acquistano ancora testi della controcultura inglese. Per raccogliere fondi per i minatori, la Lgsm (Lesbians & Gays Support the Miners) organizzò un concerto alla Electric Ballroom di Camden High Street, uno dei templi della musica londinese; sempre nel quartiere di Camden ci sono ancora alcuni dei club che ospitavano il divertimento clandestino dei gay londinesi tra gli anni '70 e '80. A Manchester merita una visita il People's History Museum che custodisce gli archivi della Lgsm con foto e documenti sull'incontro tra gay e minatori che cambiò il corso del movimento dei diritti civili in Gran Bretagna.
    A Berlino, in Germania, già nel 1897 il sessuologo Magnus Hirschfeld, per mobilitare l'opinione pubblica contro la discriminazione, aveva fondato con un gruppo di intellettuali (tra cui Herman Hesse e Thomas Mann) il comitato scientifico-umanitario WHK, considerato il primo gruppo organizzato della storia del movimento omosessuale. Durante la II Guerra Mondiale il suo collaboratore più stretto, Kurt Hiller, venne internato in un campo di concentramento e insieme a lui furono vittime della persecuzione nazista ebrei, rom, sinti e testimoni di Geova; omosessuali e lesbiche venivano marchiati con un triangolo rosa per gli uomini e nero per le donne. A ricordare la loro tragedia nel parco Tiergarten della capitale tedesca c'è un monumento, un grande cubo di cemento, con un video che proietta coppie di gay e lesbiche mentre si baciano. Frankfurter Engel è il monumento commemorativo dedicato alle persecuzioni degli omosessuali che si trova nella piazza Klaus Mann di Francoforte.
    Questi memoriali in realtà si trovano un po' ovunque: da Montevideo in Uruguay, dove sul granito rosa del monumento c'è la frase "Honrar la diversidad es honrar la vida", a Trieste che ha deciso di commemorare gli omosessuali perseguitati durante il nazifascismo nella Risiera di San Sabba. Anche a Bologna, nei giardini di Villa Cassarini è presente il primo memoriale realizzato in Italia, inaugurato nel 1999 per la ricorrenza dei 45 anni della liberazione dal nazifascismo. Quello di San Francisco, invece, è tra i monumenti più conosciuti: è composto da 15 pilastri di granito rosa in ricordo delle vittime e si trova nel Pink Triangle Park di Castro. Nel Parc de la Ciutadella di Barcellona il monumento alle vittime ha incisa la frase "In memoria di gay, lesbiche e transessuali che hanno sofferto la persecuzione e la repressione nel corso della storia". Persino in Alaska, a Anchorage, c'è un monumento alle vittime mentre a Sidney un grande triangolo rosa campeggia nel Green Park di fronte al Museo ebraico. Quello di Amsterdam, l'Homomonument, è un memoriale realizzato con tre triangoli che ne compongono uno più grande e la punta indica la casa di Anna Frank. Infine c'è un luogo simbolico da visitare: la Danimarca, tra i primi Paesi ad aver lottato per i diritti e il primo ad aver riconosciuto nel 1989 le unioni civili tra persone dello stesso sesso. A Copenaghen, chiamata la città arcobaleno, va visitato il quartiere Soho che quest'anno dal 12 al 22 agosto ospita il World Pride con la svedese Malmoe per celebrare l'uguaglianza e i diritti umani. (ANSA).
   

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