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Chalamet, Eilish co-star del prossimo gala del Met

NEW YORK - "American Independence": questo il tema sull'invito del prossimo gala del Met, la festa che ogni anno celebra il Costume Institute e che per due volte è stata rinviata a causa del coronavirus. Stavolta, anziché nel primo lunedì di maggio, il party che per New York rappresenta l'equivalente del red carpet degli Oscar si terrà il 13 settembre, a cinque giorni dall'inaugurazione della prima di due mostre "In America" ispirate alla moda a stelle e strisce. Padrini e madrine della serata con cui il Costume Institute celebrerà il suo 75/o anniversario sono stati annunciati oggi dal direttore del museo Max Hollein: Timothee Chalamet, Billie Eilish (questo mese la cover girl di "Vogue"), la poetessa dell'insediamento di Joe Biden, Amanda Gorman, e Naomi Osaka si uniranno all'ingresso sulla Quinta Strada a Tom Ford, Anna Wintour e Adam Mosseri, il capo di Instagram, quest'ultimo nei panni dello sponsor della serata e delle mostre. "Oggi è il primo lunedì di maggio, e avremmo dovuto srotolare il tappeto rosso", ha detto Hollein, rivelando alcuni particolari delle due "In America" e dei festeggiamenti collegati. Il primo gala sarà per pochi intimi e si svolgerà "in linea con le direttive di sicurezza anti-Covid", ha precisato il direttore. La prima mostra, nelle sale del Constume Institute, sarà organizzata per assomigliare a una casa con stanze che - ha spiegato il curatore Andrew Bolton - rifletteranno "un nuovo vocabolario più in linea con i tempi che stiamo vivendo e i temi della giustizia sociale e dell'inclusione". La seconda mostra aprirà il 5 maggio e precederà tematicamente la prima. Allestita come "vignette su un set cinematografico" nelle sale d'epoca dell'American Wing, presenterà storie poco note riscoperte tra i 30 mila capi della collezione del museo. Come quella di Anne Lowe, la stilista di colore ammirata da Christian Dior che nel 1953 disegnò l'abito da sposa di Jackie Kennedy: altrettanto ammirato e fotografato di quello creato sei anni prima da Norman Hartnell per la Regina Elisabetta. (ANSA).
   

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