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Schmidt, martedì riapre Boboli, Uffizi più in là

"Subito aperta la Loggia dei Lanzi, non appena il dpcm sarà in Gazzetta, quindi forse già lunedì. Poi martedì sarà la volta di Boboli, ma per le Gallerie degli Uffizi servirà un po' più di tempo, quello che è necessario per procedure amministrative complesse". Tra le poche regioni d'Italia "in giallo", la Toscana anticipa all'ANSA il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, è pronta a riaccogliere il pubblico nei gioielli del suo patrimonio culturale. Lo farà però secondo un percorso graduale, un po' come fu a giugno dopo il primo lockdown. E proprio per la Galleria degli Uffizi servirà particolare pazienza. Perché il museo italiano da sempre più gettonato e più iconico nel mondo, spiega, è una grande macchina dal funzionamento complesso. Nell'apertura "sono coinvolte tante ditte esterne con personale che va richiamato dalla cassa integrazione. Per fare tutti i passi amministrativi necessari serve tempo". Ancora prematuro anche dire se l'attesa sarà di giorni o di qualche settimana, sottolinea il direttore, quello che è certo, però, è che per tutto il resto il grande museo fiorentino è pronto. "In questi mesi di chiusura abbiamo completato la sanificazione dell'aria condizionata - precisa- e i protocolli di sicurezza saranno gli stessi previsti dalla riapertura di giugno, con il controllo della temperatura, le postazioni per l'igienizzazione delle mani, il percorso a senso unico tra le sale, il divieto di assembramento".

D'altra parte è anche vero che nelle condizioni date, stante il divieto di spostarsi da una regione all'altra, nessuno si aspetta grandi flussi. E non è a quello che si guarda ora: "sarà comunque importantissimo ricominciare, dare un segno di normalità, di serenità", dice Schmidt. Tanto più che forse proprio queste prime riaperture in sicurezza saranno un'occasione unica "per approfittare dei 650 posti a sedere dislocati davanti alle opere - dice - e perché no, per unire i vantaggi di una presenza quasi in solitaria con le nuove opportunità che il museo ha messo a disposizione sul digitale". Di fatto "un enorme privilegio", sottolinea, "che in tanti già nella riapertura della scorsa estate avevano dimostrato di aver capito. Abbiamo visto da noi tanta gente, soprattutto fiorentini, che non venivano al museo da anni". Perché in un modo o nell'altro la pandemia, ragiona il direttore, ha costretto i musei a ripensarsi, a rivedere i linguaggi, a portare la sua offerta anche sul digitale e a lavorare molto sia sul pubblico di prossimità sia sull'educazione, un tema al quale il direttore tedesco spiega di tenere particolarmente: "Per me è la chiave del futuro. Anche per questo - sottolinea- nessuno dei nostri educatori museali in questi mesi ha visto il suo contratto congelato, abbiamo voluto tenere tutti magari spostando il loro lavoro in remoto". Un sistema per creare lavoro aperto a tanti giovani professionisti del settore. E che ha funzionato. Ne è una prova, dice, il successo del progetto portato avanti in questi mesi con le scuole di tutta Italia e i piccoli ambasciatori del patrimonio "che speriamo di poter riaccogliere in presenza in un futuro vicino, chissà forse già in primavera". (ANSA).  

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