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Robert Capa 'a colori' racconta il mondo postbellico

TORINO - Le sue foto più note sono in bianco e nero, immagini di guerra che simboleggiano le brutalità dei conflitti. Ma c'è un Robert Capa 'diverso', meno noto, che racconta a colori il mondo postbellico, l'alta società, il mondo della moda, attori e registi sui set cinematografici. In Italia questo Capa non si era mai visto finora. Ai Musei Reali di Torino si potranno ammirare, per la prima volta tutti insieme, più di 150 scatti a colori del fotografo di fama mondiale, pubblicati sulle riviste dell'epoca. La collezione 'Capa in color' - curata dal Centro Internazionale di Fotografia di New York - è prodotta dalla società Ares con i Musei Reali e allestita nelle Sale Chiablese dal 26 settembre al 31 gennaio 2021.

Robert Capa, ungherese, tra i fondatori della storica agenzia Magnum Photos nel 1947, è noto come maestro della fotografia in bianco e nero, ma ha lavorato regolarmente con pellicole a colori fino alla morte, nel 1954. Nel 1950, ritrasse le stazioni sciistiche più alla moda delle Alpi svizzere, austriache e francesi, e le affascinanti spiagge francesi di Biarritz e Deauville per il fiorente mercato turistico presentato dalla rivista Holiday. Scattò diverse fotografie di moda lungo le banchine della Senna e in Place Vendome. Fotografò diversi attori e registi sui set cinematografici, come Ingrid Bergman nel film Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, Orson Welles in Black Rose e John Huston in Moulin Rouge. In questo periodo realizzò anche una serie di ritratti, come quelli di Pablo Picasso, fotografato su una spiaggia con il figlio Claude, o di Giacometti nel suo studio a Parigi.

La mostra, che presenta anche lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate, è nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione di Robert Capa al Centro internazionale di fotografia di New York, per presentare un aspetto sconosciuto della carriera del maestro e intende illustrare la sua straordinaria capacità di integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli anni '40 e '50 del Novecento. "Grazie all'accordo con Ares, è possibile presentare per la prima volta in Italia, in un'unica mostra, un ritratto della multiforme società internazionale del dopoguerra, grazie al sapiente ed elegante uso del colore. Una mostra importante, sia per la qualità delle immagini sia per l'opportunità di estendere l'offerta dei Musei Reali. Una sfida espositiva che accompagna la ripresa dopo i mesi del confinamento", sottolinea Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali.

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