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Piero e Banksy, il gigante e il maestro della street art

SANSEPOLCRO - La Toxic Mary, Madonna d'oggi che offre al bambino un biberon al veleno, e lo sguardo misterioso del Cristo della Resurrezione, capolavoro della pittura del Quattrocento. Mondi lontanissimi, le provocazioni irregolari di questo scorcio di Terzo Millennio e l' equilibrio dell' arte rinascimentale. Due modi comunque contemporanei di parlare al grande pubblico dei social e della globalizzazione mediatica e, cinquecento anni fa, alla cerchia più ristretta dei grandi committenti della nobiltà e del mondo ecclesiastico un linguaggio universale che ha resistito ai secoli. Ha il sapore dell' azzardo ormai molto in voga questo voler accostare passato e presente, i giganti dell' arte e le star dei tempi moderni che mischiano pittura e scultura alla risonanza offerta dal web e dai mezzi di comunicazione. Ha comunque un suo risvolto stimolante la mostra del Museo Civico di Sansepolcro che porta le opere di Banksy, l' artista di strada più famoso al mondo, al cospetto del genio immortale di Piero dell' Francesca, proprio nel luogo che accoglie il vertice della sua produzione.
    ''Affreschi urbani. Piero incontra un artista chiamato Banksy'', fino al 10 gennaio prossimo riunisce in una zona ben distinta della struttura museale oltre venti tra le serigrafie più famose del' ex writer di Bristol che ha fatto dei muri delle città la tela per le sue incursioni.
    I curatori Gianluca Marziani e Stefano Antonelli hanno immaginato un punto di contatto tra le tracce urbane dello street artist che incarna il mix tra Pop Art, graffitismo anni Ottanta e nuovi linguaggi della scena digitale e la lezione dell' immenso Piero. "Il Cristo della Resurrezione - spiegano nel testo in catalogo - è un leader di spirito e azione che indica percorsi e stigmatizza errori, offrendo alla città un modello inclusivo e partecipativo, basato su alchimie di pietas e pathos. Quel Cristo che tiene il vessillo in mano, maestoso con la sua postura atletica, osserva il nostro presente con le armi etiche dei temi universali, gli stessi temi che tornano, con le dovute differenze, nel complesso immaginario di Banksy''.
    L' artista inglese, argomentano, è spinto da ''ossessioni morali'' come l' educazione dei giovani, lotta ai soprusi e al potere ingerente, messa in guardia sul controllo sociale, l' amore per la natura, tolleranza e integrazione come prima pagina dell'agenda umana, che ''somigliano alle visioni ideali di Piero della Francesca, al suo sogno di una polis che comunichi valori elevati attraverso muri narrativi e metafore ad alto impatto figurativo''. In modo più sottile, l' esposizione - promossa dall' associazione MetaMorfosi in collaborazione con Civita - punta a richiamare il pubblico dei giovani utilizzando Banksy per offrire l' occasione di avvicinarsi all' arte di Piero suscitando attenzione e movimento verso i capolavori assoluti della struttura museale.
    ''Non sempre è giusto accostare antico e moderno - riconosce Antonelli - ma spesso permette di aprire prospettive per nuove analisi critiche. In questo caso ci si può chiedere che cosa è cambiato sul piano della rappresentazione del mondo. Piero rompe gli schemi dello spazio e della prospettiva, crea avatar ed effetti speciali come il 3D delle colonne della celebre Annunciazione. Lo stesso fa Banksy rompendo gli schemi della comunicazione dell' arte. Per Piero l' intento è estetico e risponde a una committenza che esprime una visione politica nel precisa. Nel caso di Banksy l' obiettivo è il contropotere, l' artista passa dall' altra parte e pretende in questo modo di fare politica, anche se poi si sovrappone una dimensione di mercato. E' l' agire politico ad unire i due artisti, diversissimi, nel loro ruolo ''.
    Nella rassegna degli interventi pubblici più conosciuti del disegnatore di Bristol - poi moltiplicati e diffusi dalle riproduzioni serigrafiche vendute nelle aste e dalle gallerie d' arte - ci sono ovviamente tutti i classici, da The Girl with balloon del 2001, giudicata da un sondaggio l' opera più amata dagli inglesi, al Lanciatore di Fiori tracciato a Gerusalemme nel 2013 sul muro di separazione tra israeliani e palestinesi.
    (ANSA).
   

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