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Astoi: sforzo ciclopico, rimpatriati 22 mila turisti

Ben 22 mila italiani che erano in vacanza nei posti più disparati del mondo sono stati rimpatriati in questi giorni in seguito all'allarme coronavirus dall'Astoi Confindustria Viaggi grazie a 48 voli charter (partiti appositamente dall'Italia vuoti e tornati carichi di 12 mila persone) e molti altri voli di linea su cui sono stati imbarcati altri 10 mila connazionali. Uno "sforzo ciclopico", come spiega all'ANSA il consigliere dell'associazione che riunisce il 90% dei tour operator italiani Pier Ezhaya che da giorni passa ore al telefono assieme ai suoi colleghi per organizzare contatti, spostamenti e voli e che chiede a gran voce un tavolo di coordinamento permanente con la Farnesina per svolgere un raccordo efficace tra tour operator e istituzioni.
    "Ci rendiamo perfettamente conto - spiega - che questo è un momento estremamente delicato e che il Governo si trova alla prese con un'emergenza senza precedenti e non vogliamo fare polemica. Ma sinceramente ci ha infastidito che il ministero degli Esteri sia un po' impossessato del tema del rientro degli italiani. E' stato enfatizzato l'invio di un aereo Alitalia alle Maldive che sta riportando gli italiani indietro ma la situazione è decisamente diversa: quello che ha fatto la nostra associazione è una cosa che non riesco nemmeno a descrivere come sforzo economico e logistico. Abbiamo riportato a casa 22 mila persone. Per dare un'idea dei costi dico che un singolo volo charter che parte dall'Italia vuoto può costare da un minimo di 50-70 mila euro fino a oltre 200 mila. Ci dispiace un po' che in un momento come questo in cui dobbiamo lavorare uniti (e lo stiamo facendo), ci si intesti una vittoria che invece ha radici ben diverse e che è stata tutta sulle spalle che tour operator".
    "Inoltre voglio sottolineare - aggiunge - che ci sono tantissimi italiani che non erano con dei tour operator e che si trovano abbandonati nel mondo, molti ci scrivono per chiedere aiuto e, quando possiamo e abbiamo posti sui charter, diamo loro una mano ma non sempre è possibile. Astoi movimenta 3 milioni di passeggeri in un anno, forse valeva la pena fare un tavolo di confronto con noi che muoviamo tutti questi turisti "in modo organizzato", anche per aiutare quelli che invece sono in fai da te".
    "I rimpatri - continua - li hanno fatti i tour operator Astoi, poi che questo rientri nelle loro responsabilità di assistere gli italiani all'estero non è un tema che vogliamo affrontare adesso, lo affronteremo a suo tempo perché in questo caso c'è una forza maggiore che è grande come l'universo. Abbiamo avuto anche tante difficoltà con ambasciatori e consolati, non abbiamo avuto un supporto adeguato a parte alcuni singoli casi. Ad esempio abbiamo un gruppo di italiani in Marocco e avevamo chiesto di farli recuperare da un aereo proveniente dalle Canarie e non siamo riusciti a farlo atterrare. E non ci hanno nemmeno concesso il cosiddetto volo "rescue" per andarli a prendere. E appunto ci sono anche tantissimi turisti "fai da te" che aspettano disperati in aeroporto e non sanno come tornare".
    "Faccio questo lavoro dal 1986 - dice sconfortato Ezhaya - e non ho mai visto una cosa così, è un lavoro ciclopico e tutto sembra fatto appositamente per renderlo ancora più complicato. I soci Astoi sono in grandissima difficoltà, non raccolgono ordini e si devono far carico dei rientri, l'allarme è forte".
    Poi ci sono tutte le persone in quarantena oppure quelle che hanno sviluppato sintomi e sono negli ospedali: "Ne abbiamo in India, in Egitto e in altri luoghi, finché sono lì non sappiamo come farli rientrare" dice.
    "Il turismo - conclude Ezhaya - non è una colpa, se uno è in vacanza e si ammala oppure è fermato da un allarme sanitario del genere non bisogna dire: cosa ci facevi lì? Ho sentito anche questi commenti ma viaggiare non è un reato;. Penso che anche le ambasciate se ne debbano occupare, anche perché sono partiti quando l'allarme non era ancora scoppiato. Chi ha prenotato con Astoi in qualche modo è stato riportato indietro da noi, abbiamo a cuore i nostri clienti, sono il nostro patrimonio ma ricordo anche tutti quelli in "fai da te" che sono chissà dove. Il mio pensiero da italiano e da uomo di turismo è che bisogna occuparsi anche di loro". (ANSA).
   

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