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Sicilia sottosopra, Ayala la prima volta a Roma

ROMA -La scoperta di un fotografo segreto. Uno scrigno di immagini tenuto chiuso per 70 anni. Oggi aperto per restituire una storia antica, e uno sguardo sorprendente. La Mostra racconta la storia di un ragazzo, Gianfranco Ayala, che tra il 1948 e il '52, tra i 15 e i 19 anni, a Caltanissetta, scatta decine, centinaia di fotografie, come una passione, come una liberazione. E' un talento naturale, sono foto di pura bellezza, sulla città e la campagna, gli adulti e i bambini, sulla fatica, la povertà, il sorriso della vita. Senza formazione specifica, allievo solo di uno stampatore e di ciò che vede, Ayala incrocia senza saperlo le traiettorie del realismo cinematografico, di Cartier-Bresson, degli street photographers americani. Il ragazzo è amico del 'professor' Sciascia; è erede di gestori di solfatare, come Pirandello. La sua storia può essere quella di un racconto di Bufalino, di una vocazione postdatata.
    E la mostra racconta la storia di Gianfranco Ayala, neurologo e docente di livello internazionale. Che dopo la scuola per volere della famiglia ha studiato medicina, è emigrato in America. Ha abbandonato per sempre la fotografia. Ma non i negativi delle sue foto, e la pellicola di un cortometraggio sulla sua solfatara - che è anch'esso un gioiello - che lo hanno seguito segretamente nei decenni in tutti i suoi spostamenti, come un appuntamento rimandato. E quando è anziano, Ayala decide di far vedere al mondo quei suoi scatti di decenni prima. Il tempo è passato sui suoi soggetti, sulla Storia. Non sulle foto. Che sono di un nitore, una bellezza intatti. Forse Ayala riscopre che la sua vocazione era buona. E noi lo capiamo con lui, considerando che quel ragazzo del dopoguerra merita un piccolo posto nella storia di quest'arte. Oggi Gianfranco Ayala ha 87 anni e la mostra Sicilia sottosopra porta per la prima volta a Roma questa promessa della fotografia. Sicilia sottosopra, promossa e organizzata da Istituto Luce-Cinecittà presso il Teatro dei Dioscuri al Quirinale, dal 29 gennaio al 1 marzo 2020, per la cura di Enrico Menduni, racconta in 75 immagini, e nel corto-gioiello del 1952 'Solfara', interamente restaurato, i luoghi, la gente, le atmosfere della Caltanissetta di Ayala: luogo di cultura e ruralità, di lavoro, miseria, dolente e bellissima umanità, che è l'Italia dell'immediato dopoguerra. E ancora di più, la naturale felicità del suo sguardo, di fotografie che sembrano esserci state sempre, e che ci guardano per la prima volta. (ANSA).
   

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