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Suoni come sculture spaziali in mostra a New York

NEW YORK  Da Marcel Duchamp a Derrick Adams passando per Vito Acconci e Marina Abramovic, il suono come scultura spaziale è in mostra a New York: dopo il MoMA che ha tenuto a battesimo la sua nuova galleria "Studio" con l'installazione sonora "Rainforest" di David Turner, un tema complesso ma esplorato fin dai primi del Novecento occupa i tre piani di Luxembourg & Dayan, la galleria dell'Upper East Side ospitata nella seconda più piccola townhouse di Manhattan.

"Sounds Lasting and Leaving", questo il titolo della mostra, prende il nome da un appunto di Duchamp intitolato "Scultura Musicale" e conservato nella "Green Box", una raccolta di materiale miscellaneo datato tra 1912 e 1921. "Scultura musicale. Suoni che durano e partono da luoghi diversi e formano una scultura di suono che resta": la frase illustra come l'artista riflettesse sulla presenza fisica del suono mentre creava i suoi primi readymade negli anni attorno alla prima guerra mondiale, scettico forse sulla durevolezza della scultura come forma d'arte in contrasto alla permanenza di un mezzo immateriale come il suono.

Gli appunti di Duchamp sul suono hanno influenzato generazioni dopo di lui. Prima di morire l'artista franco-americano regalò una copia di "Scultura Musicale" a John Cage che a sua volta ne rivisitò il testo sotto forma di mesostico (un componimento poetico in cui le parole centrali di ciascun verso, e non quelle iniziali, formano un nome o una frase) per una registrazione in vinile del 1987. Quanto a Alexander Calder, i suoi primi "mobiles" intenzionalmente emanavano suoni ("clangor nelle sue parole) mentre molti titoli alludevano a strumenti musicali.

Un pezzo in mostra di Calder, amico e collaboratore del compositore di avanguardia Edward Varese negli anni Trenta, include un gong. Si passa poi a artisti come Acconci, la Abramovic, David Hammons e Gino De Dominicis ("risata continua") che usano il proprio corpo come strumento sonoro. Molti anni dopo il dialogo musicale tra Calder e Varese ha ispirato l'artista contemporaneo di Baltimora, ma trapiantato a Brooklyn, Derrick Adams a creare una performance con il compositore Philippe Treuille: presentata per la prima volta nel 2013, verrà riproposta per tutta la durata della mostra fino a metà marzo.

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