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Le proteste alla Biennale '68 nelle foto di Mulas

PALERMO -  "Come i bambini, che non sanno ancora parlare, e quando cercano o vogliono una cosa si esprimono avvicinandosi ad essa, toccandola, o fiutandola, o indicandola e con mille atteggiamenti diversi, in questo modo il fotografo quando lavora, gira intorno all'oggetto del suo discorso, lo esamina, lo considera, lo tocca, lo sposta, ne muta la collocazione e la luce; e quando infine decide di impossessarsene fotografandolo, non avrà espresso che una parte del suo pensiero". Ugo Mulas parlava così del suo lavoro. E' stato uno dei maestri della fotografia. L'orto Botanico del sistema museale di ateneo dell'università degli studi di Palermo esporrà una selezione di 60 stampe originali vintage del artista scomparso nel 1973. La mostra dal titolo "Ugo Mulas - Arte e Fotografia "Non apriamo sotto queste condizioni", sarà inaugurata venerdì 24 gennaio alle 18 e resterà allestita fino a sabato 14 marzo prossimo.
    L'esposizione, curata da Maria Chiara Di Trapani, ripercorre nelle sale del Tineo il fermento culturale creato da artisti, critici e intellettuali dal secondo dopo guerra, con una attenzione al lavoro di Mulas come fotografo ufficiale dell'esposizione internazionale d'arte di Venezia dal 1954 al 1970, "presentando al pubblico un momento cruciale nella storia dell'arte italiana", affermano gli organizzatori. Uno speciale approfondimento propone le sequenze fotografiche realizzate durante i giorni di apertura della XXXIV Biennale d'arte di Venezia del 1968, testimonianze della storica protesta degli artisti partecipanti e della chiusura integrale dei padiglioni espositivi (italiano, svedese, francese, inglese,) in rivolta contro il vecchio sistema culturale sancito dallo statuto della rassegna artistica.
    "Ciò che veramente importa non è tanto l'attimo privilegiato, quanto individuare una propria realtà, dopo di che tutti gli attimi piú o meno si equivalgono. - affermava Mulas - Circoscritto il proprio territorio, ancora una volta potremo assistere al miracolo delle immagini che creano se stesse, perché in quel punto il fotografo deve trasformarsi in operatore, cioè ridurre il suo intervento alle operazioni strumentali. Al fotografo il compito di individuare una sua realtà, alla macchina quella di registrarla nella sua totalità".
    Mulas nella sua carriera ha ritratto artisti, pittori, scultori letterati e scrittori ma anche galleristi e uomini di cultura in genere. Tra di loro: Karen Blixen, Bertold Brecht, Tino Buazzelli, Alberto Burri, John Cage, Alexander Calder, Eugenio Carmi, Carlo Carrà, Tino Carraro, Enrico Castellani, Alik Cavaliere, Marc Chagall, John Chamberlain, Christo, Pier Paolo Pasolini, Beverly Pepper, Michelangelo Pistoletto, Arnaldo Pomodoro, Totò, Giuseppe Ungaretti, Luchino Visconti, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Andy Warhol, Tom Wesselmann, John Coltrane, Gianni Agnelli, Man Ray, Ella Fitzgerald,, Oriana Fallaci... e l'elenco potrebbe continuare.
    "Quello che mi interessava era - diceva a Arturo Carlo Quintavalle - fotografare la gente: gli attori, i pittori o il mondo dei pittori, gli amici dei pittori, i mercanti". Mulas scatta le prime foto, rigorosamente in bianco e nero, incoraggiato da Mario Dondero, l'obiettivo immortala la desolata edilizia popolare della periferia milanese in cui vive e il bar Jamaica dove intesse le prime amicizie: da una parte il popolo, dall'altra gli intellettuali. (ANSA).
   

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