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Felliniana, Dante Ferretti racconta confessioni e sogni

ROMA - La Fiat 125, molto più di una automobile, luogo in cui immaginare progetti e storie, ma anche teatro di confessioni e di sogni, che sui suoi sedili ha visto nascere e consolidarsi un'amicizia destinata a durare una vita. La "casa di piacere", così come ce la restituisce La città delle donne, con lo scivolo toboga e le soubrettes che circondano Marcello Mastroianni. E poi il cinema Fulgor, piccolo universo di provincia divenuto quasi mitico, dove Fellini da ragazzino ha visto i primi film e dove ha iniziato a prendere forma il suo immaginario. Sono le tre tappe del viaggio di "Felliniana - Ferretti sogna Fellini", mostra-installazione che da fine gennaio, proprio per celebrare i 100 anni dalla nascita dell'indimenticabile maestro, aprirà le porte negli Stabilimenti di Cinecittà e che sarà allestita in modo permanente nella storica Palazzina Fellini. Prodotta e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, la mostra porta la firma di un grande artista, nonché amico del regista riminese, lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti, che l'ha realizzata insieme con Francesca Lo Schiavo, sua compagna di vita e di lavoro, celebre scenografa e set decorator. Il progetto, concepito come una sorta di regalo al tempo stesso fisico e onirico, rappresenta la perfetta modalità per raccontare non solo la vivida fantasia di Fellini ma anche il sodalizio artistico e umano che, nato dall'incontro nel 1969 sul set del Satyricon, ha legato il regista allo scenografo. Federico e "Dantino", che sulla Fiat 125 di Fellini hanno condiviso tante volte il tragitto per arrivare a Cinecittà, non si sono più lasciati: dopo la collaborazione diretta avviata con La città delle donne, sono seguiti titoli indimenticabili, come Prova d'orchestra (1978), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1986), La voce della luna (1990). Disseminata lungo il suo percorso di luoghi, segni, suggestioni e ovviamente locandine di film, che fanno immergere il pubblico "dentro" l'immaginario multiforme di Fellini, la mostra appare quasi come una piccola città nata dentro la grande 'madre' Cinecittà, di cui il regista è sempre stato, e tale rimarrà, il più noto e il più geniale dei "residenti". Al progetto, che si inserisce nel percorso di "Cinecittà si Mostra", hanno lavorato, oltre agli artigiani, i falegnami e le maestranze di Cinecittà, anche gli scultori di Makinarium, per la realizzazione dei manichini dei protagonisti e delle comparse, nonché per la ricerca e la selezione dei costumi, Anna Lombardi (A.S.C.), la Sartoria Il Costume e l'attrezzeria scenica E. Rancati.
   

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