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Le città di fondazione, laboratorio per i futuristi

LATINA - C' era anche Filippo Tommaso Marinetti accanto a Benito Mussolini il 18 dicembre 1932 durante la cerimonia per l'inaugurazione in pompa magna di Littoria, l'attuale Latina, prima e più importante tra le città di fondazione del Lazio. La nascita di quell'insediamento urbano non era solo il simbolo del risanamento dalla malaria voluto dal Fascismo con la bonifica della pianura pontina e il rilancio dell'agricoltura e dello sviluppo economico di un'area depressa.
    La presenza del padre del Futurismo sul balcone del palazzo comunale mentre il Duce teneva il suo discorso testimonia con quale attenzione fossero viste le città nuove come terreno ideale per farne laboratorio e palestre di sperimentazione della ricerca artistica dei singoli filoni dell'avanguardia. Questo aspetto poco conosciuto del movimento fondato da Marinetti, spesso affrontato frammentariamente, viene sviluppato in modo organico da Claudio Paradiso e Massimiliano Vittori nel volume "Futuristi nelle città di fondazione" (edizione Novecento, 216 pagine), nato come catalogo della mostra omonima organizzata a Latina due anni fa e poi cresciuto fino a diventare un vero e proprio saggio, ricco di materiale inedito. A Littoria nell'aprile 1934 seguì Sabaudia, nel dicembre 1935 Pontinia, nell'ottobre 1937 Aprilia, nello stesso mese dell' anno successivo Pomezia. "Per quella esposizione recuperammo una grande quantità di materiale - ricorda Paradiso - in due anni di continue ricerche che ci hanno permesso di offrire una immagine sull'arte, la letteratura, l'architettura, la musica e il teatro secondo questo particolare punto di vista". Gli autori del libro, presentato recentemente a Palazzo Merulana a Roma e in questi giorni a Latina, rimarcano che dall'enorme lavoro di studio "le città di fondazione escono molto più vivaci di quanto si pensi. C' era un clima di grande fermento. Rappresentavano molto più di una operazione urbanistica in una landa desolata bonificata dalle zanzare. Littoria e Sabaudia per i futuristi erano il banco di prova di quello che avevano teorizzato per due decenni". Marinetti organizzò nelle due città le anteprime delle serate aerofuturiste che poi furono rappresentate a Roma. Un test per valutare l'effetto dirompente sul pubblico degli spettacoli, spesso poi al centro di polemiche, proteste e vere e proprie risse. A Sabaudia fu organizzata per due anni, nel 1936 e 1937, la prima grande esposizione provinciale di arte figurativa con le opere di Balla e altri futuristi. Negli archivi dell'Istituto Luce sono state trovate le foto di quegli eventi ai quali partecipò Marinetti. A Latina lavorarono a lungo gli artisti Sibò (Pierluigi Bossi) e Dario Di Gese, fondatori del gruppo futurista di Littoria che nel 1938 parteciparono alla Biennale di Venezia. Seguendo le piste emerse dai documenti, i curatori della mostra hanno ritrovato il quadro "La Grande Bonifica" del 1936 di Di Gese di cui si erano perse le tracce e che invece è stato custodito dalla nipote dell' artista nella sua cascina in Umbria. "Littoria era città capofila e punto nevralgico - osserva Paradiso -, capoluogo anche comodo da raggiungere in treno con la famosa 'Littorina', l'automotrice ferroviaria che la collegava con la capitale con cui quale si muovevano anche capi Stato e personalità. La città aveva tutti i palazzi del potere, la questura, la prefettura, il tribunale, c'era tutto". Oggi cosa resta di quella eredità? "Nelle campagne e nei borghi, da Aprilia a San Felice Circeo, i giovani parlano ancora veneto e friulano - dice lo studioso - come i loro antenati giunti per insediarsi nelle terre ottenute dopo la bonifica. Quando si parla di Mussolini, anche persone non tanto anziane non dimenticano che da lui ebbero una casa, la terra, il lavoro, tutto. Il problema non è tanto il ricordo ma approfondire che cosa è successo veramente". Senza dimenticare, appunto, la grande fibrillazione culturale. Nel 1936 Littoria ospitò la Nona Fiera Nazionale del Libro alla quale parteciparono le maggiori case editrici italiane. Nel teatro del capoluogo nel giugno 1933, sei mesi dopo l'inaugurazione della città, arrivò anche la musica lirica: non un' opera ma una vera stagione, con cantanti famosi che si esibivano alla Scala nelle opere di Verdi e Puccini. (ANSA).
   

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