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Corrado Cagli, maestro di modernità

 Artista versatile che aveva ben chiaro che cosa significasse fare pittura, Corrado Cagli rifiutava di farsi ingabbiare nel recinto delle definizioni. "In arte una sola logica è dannosa", scriveva giovanissimo nel 1933 sulla rivista Quadrante, diretta da Massimo Bontempelli, precisando di poter seguire senza problemi la pittura figurativa e l' astrazione, le due logiche allora in contrapposizione.
    Conosciutissimo e rispettato dai critici era un personaggio non facile, al quale la storia dell' arte non ha riservato il posto che avrebbe meritato. Mettere a fuoco sulla base di questi presupposti la figura complessa del pittore anconetano guardandola con occhi nuovi è l' obiettivo della mostra "Corrado Cagli. Folgorazioni e mutazioni", che la Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale propone a Palazzo Cipolla, a Roma, fino al 6 gennaio 2020. Il curatore Bruno Corà, direttore della Fondazione Burri, ha selezionato in collaborazione con l' Archivio Cagli una ricca antologia di 200 opere provenienti da istituzioni e collezioni private di prestigio per descrivere il percorso e l' attività di un autore che si è messo alla prova a tutto campo.
    "Il filo fondamentale del racconto è chiarire che Cagli, maestro indiscusso del Ventesimo Secolo, non è un eclettico, ma un artista che ha molto chiaro il concetto della logica artistica", avverte Corà. La retrospettiva segue il percorso cronologico, dal Primordio negli anni Trenta della Scuola Romana, definizione coniata in occasione di una mostra a Parigi che presentava le sue opere insieme con quelle di Emanuele Cavalli e Giuseppe Capogrossi. Fu quello un punto di partenza che generò nuove energie, suggerisce il curatore. "Cagli va avanti, l' antico secondo lui deve essere attualizzato e portato nel presente, la Storia deve servirci oggi non come fatto retrospettivo". Il racconto procede anche per temi descrivendo il Cagli pittore, disegnatore, architetto scenografo, ceramista, creatore di arazzi, scultore. Un artista "leonardesco" dunque, o "copernicano" come lo definì Carlo Ludovico Ragghianti presentando la mostra straordinaria del 1972 con oltre 600 opere riunite a Palazzo Strozzi, a Firenze.
    L' appuntamento di Palazzo Cipolla riporta Corrado Cagli nella Capitale, "teatro della sua azione maggiore", a 20 anni di distanza dall'ultima rassegna che nel 1999 gli dedicò la Galleria Arco Farnese. In mostra i primi lavori giovanili in maiolica, i dipinti a olio e con altre tecniche negli anni della Scuola di Roma (1928-1938), le prove neometafisiche elaborate tra il 1946 e il 1947 elaborate a New York, dove Cagli, di madre ebrea, espatriò in conseguenza delle Leggi Razziali; gli studi sulla Quarta dimensione (1949), i Motivi cellulari (1949), le Impronte dirette e indirette (1950), le Metamorfosi (1957 - 1968), le Variazioni orfiche (1957), la serie suggestiva delle Carte (1958 - 1963) e infine le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta.
    Un campo d' azione vasto che conferma l'attualità della lezione dell' artista, "visto da molti - ha osservato Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro - come esponente privilegiato di una via italiana alla modernità, alternativa al Futurismo da una parte e alla tradizionale arte del Novecento dall'altra. Una caratteristica fondamentale di Cagli è certamente lo sforzo continuo verso la contaminazione, cercando collaborazioni al di fuori dei confini di una singola disciplina: non solo con letterati ma anche con musicisti, architetti, matematici".
    La retrospettiva dà conto anche della ricerca dell'artista per dare una identità al "muralismo" italiano, in parallelo con quanto faceva Mario Sironi, e della censura che in parte prese di mira il ciclo di pannelli per l'Esposizione Universale di Parigi del 1937. Oltre agli arazzi, spazio è dedicato ai bozzetti architettonici della Fontana dello Zodiaco di Terni e a quelli del Monumento di Göttingen in Germania, e al monumentale cartone della pittura murale eseguita per la XXI Biennale di Venezia del 1938, Orfeo incanta le belve.
    Durante la seconda Guerra Mondiale Cagli, che nel 1939 era divenuto cittadino americano, si arruolò nell'esercito degli Stati Uniti e partecipò alla campagna d' Europa e allo sbarco in Normandia. L' artista tornò definitivamente in Italia nel 1948.
    Morì a Roma nel marzo del 1976, nella sua casa all'Aventino.
    Aveva 66 anni e venne sepolto nel cimitero ebraico della capitale. 
   

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