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Altan, un mondo di cinismo e tenerezza

MUSEO MAXXI (ROMA)La dolce cagnolina Pimpa, il dio maldestro Trino, l'implacabile metalmeccanico Cipputi, e poi una miriade di altri volti, da quelli più familiari per il pubblico di ogni età ad altri meno famosi: ci sono davvero tutti i "figli" di Francesco Tullio Altan, noto semplicemente come Altan, nella grande mostra-omaggio allestita al Maxxi dal 23 ottobre al 12 gennaio. A cura di Anne Palopoli e Luca Raffaelli, e intitolata "Altan. Pimpa, Cipputi e altri pensatori", l'esposizione offre in un coloratissimo, visionario percorso una immersione totale nella storia artistica del grande disegnatore, tra tavole originali, poster, illustrazioni, libri, quadri, filmati. Guardando sulle pareti, sui tavoli e perfino sul pavimento (dove i personaggi sono riprodotti in formato extra large), davvero ci si perde tra sorrisi e amarezze, ricordi di bambini e voli di fantasia, riflessioni su come l'Italia e noi siamo cambiati nel passaggio al nuovo millennio, se permangano le stesse paure, se non smettiamo di sbagliare, se il mondo continui a essere pieno di troppe ingiustizie e contraddizioni: lungo decenni di attività, lo sguardo di Altan, trevigiano, classe 1942, è sempre stato incredibilmente lucido, tagliente sì ma mai rancoroso, sempre capace di rappresentare in pochi tratti e in poche parole un pensiero articolato mettendo su carta il coraggio di dubitare, senza mai avere certezze da dispensare. Dai quadri giovanili, realizzati prima che "Altan diventasse Altan" al dio Trino, nato negli anni '70 e pubblicato sulle pagine di Linus, dalle mai banali critiche sociali espresse nelle vignette (con i 'pensatori' Cipputi, Ugo e Luisa, l'uomo in poltrona e la donna seminuda), fino alle storie a fumetti e alle illustrazioni (per scritti di Gogol, Rodari, Piumini e De Simone), quella dell'artista è un'arte multiforme ed eclettica, ma soprattutto sempre attuale. E se la sua vena più cinica è quella che davvero ci riporta di fronte alle nostre responsabilità, colpisce la tenerezza e la meraviglia con cui invece Altan si rivolge all'infanzia, con la sua celeberrima cagnolina Pimpa (in mostra i più piccoli potranno entrare in uno spazio interattivo, giocare con lei e guardare i suoi cartoni), protagonista di un mondo fatto di semplicità, gioia e colori, in cui tutti si divertono e fanno scoperte e dove il dolore non trova posto. Uno sguardo amorevole "che i bambini si meritano", dice all'ANSA durante l'anteprima della mostra (realizzata con Fondazione Solares e con Franco Cosimo Panini Editore), sottolineando che "i lettori della Pimpa non sono cambiati, ma quelli più cresciuti invece lo sono tantissimo, perché oggi si relazionano con altri strumenti". Guardando tutto insieme il suo lavoro di decenni ("è bello, ma anche un po' preoccupante", dice sorridendo), Altan afferma di essere legato a una vignetta in particolare, "uno nasce e poi muore, il resto sono chiacchiere", dai toni profondamente amari, senza poter fare a meno di riconoscere quanto sia irrimediabilmente cambiato tutto - la società, gli uomini - nel passaggio dal '900 agli anni 2000: "soprattutto nella politica, che prima era fatta da gente che faceva quel mestiere, mentre oggi ci sono per lo più improvvisati". "Il lavoro di Altan è 'di casa' anche per i più giovani", afferma Giovanna Melandri, presidente Fondazione Maxxi, ricordando che "se la Pimpa è un regalo che l'artista ha fatto a tutte le mamme, nella parte dedicata alla critica civile ci sono l'amarezza e il riverbero dei nostri sentimenti, ma non c'è mai la rabbia, nemmeno nel racconto dei momenti più difficili del nostro Paese".

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