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Basquiat ospite illustre incanta Vicenza

 VICENZA - Due pannelli disposti in verticale, a richiamare le tavole dei Dieci Comandamenti, di colore rosso sangue. Un disegno asimetrico e sghembo, che destabilizza e attenua la solennità dell'immagine. Infine la parola "Moses" reiterata 6 volte, accompagnata da altre scritte e dal profilo di una testa, con l'occhio dipinto frontalmente, alla maniera dell'Egitto dei Faraoni. E' il capolavoro di Jean-Michel Basquiat "Moses and the Egyptians", proveniente dal Museo Guggenheim di Bilbao e "ospite illustre" dal 14 settembre nelle sale delle Gallerie d'Italia - Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza.
La tela infatti, che resterà eccezionalmente esposta fino al 3 novembre, segna la decima edizione della rassegna L'Ospite illustre nella quale viene proposta, presso le Gallerie d'Italia a Vicenza, Milano e Napoli e al 36° piano del grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, un'opera di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e stranieri. Il progetto espositivo, a cura di Luca Beatrice, si focalizza dunque su una delle opere più rappresentative dell'artista di Brooklyn, realizzata nel 1982 ad appena 22 anni (un anno particolarmente proficuo per Basquiat, che seppur giovanissimo era già divenuto nuova pop star dell'arte americana).
L'opera sorprende e conquista per la sua ambiguità e per una sofisticazione concettuale che viene celata, nel pieno stile anticonvenzionale dell'artista, da una finta rozzezza dell'esecuzione. Nessuna sacralità nel dipinto, il cui tema - la critica alla figura di Mosè - ha evidentemente un forte significato per Basquiat, che lo affronta anche nel 1983 in "Early Moses".
Nel "Moses and the Egyptians" emerge chiaramente lo stretto legame tra figura e testo: l'opera infatti presenta da un lato le parole "Israellites" ed "Eygytians" (ovvero Israelites ed Egyptians, la cui ortografia è volutamente sbagliata), a ricordare gli antagonisti del dramma dell'Esodo, ma anche l'indicazione dei miracoli descritti nella Bibbia (dal bastone che si trasforma in serpente all'acqua che diventa sangue) accanto alla parola "trick", ossia trucco, inganno. Più in basso poi si leggono le parole "flies" e "frogs", mosche e rane, che rievocano le "ten plagues", le dieci piaghe d'Egitto.
A corredo della mostra, che si colloca nell'ambito delle iniziative per i 20 anni dell'apertura della prima sede museale di Intesa Sanpaolo, anche una serie di attività: passeggiate d'arte nei weekend, percorsi didattici con laboratori espressivi per le scuole, special talk con il curatore Luca Beatrice e una street art week (dal 12 al 19 ottobre)
   

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