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Fotografia, Benassi dialoga con Fink

TORINO - Da una parte un celebrato fotografo americano, nato a Brooklyn nel 1941 e per oltre 50 anni titolare di cattedra alla Yale University; dall'altra un autore italiano di 30 anni più giovane, formatosi da autodidatta negli ambienti dell'underground spezzino degli Anni Novanta: sono Larry Fink e Jacopo Benassi, i protagonisti della doppia mostra che si è aperta il 17 luglio a Camera, il Centro italiano per la fotografia di Torino, visitabile fino al 29 settembre.

I due non potrebbero essere più diversi. Ma il direttore di Camera e curatore della rassegna, Walter Guadagnini, ha individuato ciò che li accomuna e ha deciso di inaugurare con i loro lavori il nuovo format estivo 'Camera Doppia', allestendo in contemporanea due esposizioni: 'Larry Fink. Unbridled Curiosity', e Jacopo Benassi. Crack'. Il fil rouge che lega la coppia di autori è dato dall'uso del bianco e nero e dall'attenzione incentrata sull'uomo. Ma mentre l'americano presenta scatti intimi rubati ai party patinati di Hollywood o comunque in situazioni pubbliche, l'italiano si focalizza sul corpo umano ferito, messo in relazione con parti rotte di statue antiche. Nel primo caso si può sorprendere Meryl Streep di spalle che dice qualcosa all'orecchio di Natalie Portman alla festa per gli Oscar del 2009, o ammirare scatenati nel ballo su una terrazza illuminata da candele gli ospiti della festa per i 60 anni di Elton John nel 2007. Ma anche rivedere la New York degli Anni Sessanta attraverso le immagini della variegata umanità che ne percorreva le strade. Nel secondo caso le immagini appaiono più dure: piedi o mani bendate, gambe rotte infilate nel tutore, stampelle. E in controcanto mani, piedi, arti staccati di statue antiche in riparazione: quindi legati, imbragati, steccati.

"Ero a Parigi con il mio compagno, restauratore di sculture antiche - ha spiegato Benassi - mentre i gilet gialli facevano a pezzi tutto ciò che trovavano. Così mi è apparsa l'analogia fra i corpi umani rotti e le statue antiche distrutte (da cui il titolo 'Crack' della mostra, ndr). Poi sono andato in montagna, ho fotografato degli alberi caduti e spezzati e durante quegli scatti mi sono rotto una gamba. L'analogia si è rafforzata". Emblematico dell'esperienza, un grande ritratto dell'autore nudo, visto di spalle mentre indossa solo il tutore, di controcanto a un busto maschile di statua classica, anche questo di spalle, legato e imbragato per il restauro. La disavventura ha portato il fotografo anche a cimentarsi per la prima volta con la scultura: su un piedistallo ha realizzato una piccola catasta di mani con le dite spezzate, composta con i modelli di gesso in dotazione agli studenti dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.

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