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Mapplethorpe, lo sguardo oltre l'estetica

ROMA - C'è una memoria profonda e ragionata della storia dell'arte e un grande amore nei confronti dei maestri del passato nel lavoro di Robert Mapplethorpe, alla cui figura le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma rendono omaggio con una mostra a 30 anni dalla morte. Allestita dal 15 marzo al 30 giugno nella sede di Galleria Corsini e intitolata "Robert Mapplethorpe. L'obiettivo sensibile", la mostra presenta 45 immagini del controverso e rivoluzionario fotografo americano, scomparso nel 1989 all'età di 43 anni, per la prima volta messe in relazione con il contesto di una quadreria settecentesca. Lo studio dell'anatomia, la sessualità esibita, la ritrattistica, la natura morta e il paesaggio sono i temi alla base di quell'estetica originale con cui Mapplethorpe tanto turbò la New York degli anni '70 e che la mostra documenta: le immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla Robert Mapplethorpe Foundation e qui inserite tra i quadri della collezione del museo, testimoniano quanto l'artista curasse in modo maniacale la composizione di ogni singolo scatto nel tentativo di ricreare l'armonia dell'arte classica.
    Dall'impietoso autoritratto del 1988 (in cui, consapevole di dover morire, si mostra tenendo in mano un teschio) al celebre ritratto di Holly Solomon, dalle immagini del corpo statuario della culturista Lisa Lyon a quella di Marcus Leatherdale reso un personaggio ovidiano, fino ai fiori indagati nella loro perfezione e ai sessi mostrati senza filtro: alla raffinatezza formale, mai fine a se stessa, l'artista affidava la sua poetica nella volontà di nobilitare i soggetti più umili e di superare i tabù, soprattutto quelli legati alla razza, al mondo gay e al sesso.
    L'incontro-scontro tra le opere della collezione museale, ancora allestite secondo il gusto del Cardinale Neri (che visse nell'appartamento della Galleria dal 1738 alla morte) e le fotografie di Mapplethorpe, perfette dal punto di vista tecnico-formale e scioccanti per i contenuti, dà vita a un cortocircuito che spiazza e al tempo stesso coinvolge lo sguardo. Una rete di differenze e analogie tematiche e di genere, un equilibrio sempre in bilico, un rapporto che innesca inedite risonanze e che si gioca tanto sul piano estetico quanto su quello contenutistico: è questo il risultato che la curatrice Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, ha cercato di raggiungere con un "accostamento provocatorio e di sfida per i visitatori, per guardare le opere al di là della loro cronologia", sottolineando di aver voluto evidenziare con questo allestimento "anche la pratica collezionistica di Mapplethorpe, appassionato di fotografie dell'800, un artista che ambiva andare oltre il proprio tempo, che conosceva la storia dell'arte e la ritrattistica e che se fosse nato 100 anni prima avrebbe voluto essere uno scultore". Senza contare che tutte le ossessioni che condizionavano l'artista nei suoi lavori, come "la simmetria, la composizione, il controllo formale erano anche principi alla base delle quadrerie del '700". Nel percorso espositivo il pubblico dovrà dunque "scovare" tra i dipinti della collezione le immagini firmate dal fotografo, attivando il proprio sguardo per comprendere la relazione tra antico e contemporaneo; solo nelle ultime due sale (in quella più piccola ci sono le immagini dal contenuto più esplicito) Mapplethorpe è da solo con la sua produzione, in una sorta di compendio di tutte le tematiche affrontate nei suoi lavori. (ANSA).
   

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