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'Il sorpasso' tra dopoguerra e rinascita

PARMA - E' un ritratto dell'Italia del dopoguerra, dalla ricostruzione al boom economico, quello che il Palazzo del Governatore, nel cuore di Parma, ospita dal 16 marzo al 5 maggio. 'Il sorpasso. Quando l'Italia si mise a correre, 1946-1961' è un racconto collettivo per immagini che fa rivivere i tempi duri della ricostruzione del Paese, dopo la devastazione della seconda guerra mondiale, e che conduce al boom economico degli anni '60. La mostra, con evidente richiamo al film-icona di un'epoca firmato Dino Risi, è organizzata dall'Istituto Luce-Cinecittà, promossa dal Comune in collaborazione con lo Csac-Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università e curata da Enrico Menduni e Gabriele D'Autilia.
    Sono 160 le immagini dell'epoca, oltre a documentari e video installazioni, che tracciano un ritratto collettivo dell'Italia con le sue speranze e i suoi progressi, senza nascondere i molti problemi irrisolti e le disuguaglianze. La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche che sviluppano un affascinante "doppio sguardo", affiancando alla visione ottimistica della ricostruzione del Paese, avviato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti che di quell'esplosione osservano contraddizioni e finzioni. Molte immagini di questi ultimi, raccolte nei fondi dell'Archivio storico dell'Istituto Luce e nell'archivio Publifoto, conservato, con altri importanti fondi, allo Csac, sono pubblicate nei rotocalchi dell'epoca, principale specchio, insieme al cinema, della nuova Italia del dopoguerra.
    'Il sorpasso' propone un confronto fra autori italiani e stranieri in un'epoca in cui l'Italia viene scoperta ed apprezzata dai grandi fotografi internazionali, anche per l'influsso del cinema neorealista e di quel fenomeno che divennero gli Studi di Cinecittà, la Hollywood sul Tevere. La mostra raccoglie scatti di Berengo Gardin, Roiter, Mangini, Patellani, Garrubba, Merisio, Wultz, Secchiaroli, Leiss, Cagnoni, Mori, Munari, Insolera, Zannier e, tra gli stranieri, Klein, Eisenstaedt e Parks. Ed è il ritratto, un fotogramma dopo l'altro, del Paese nel momento in cui entra per sempre nella modernità: vita politica e vita privata, lotte per il lavoro e rivoluzioni del costume, la costruzione delle autostrade e lo sbocciare di un immaginario di celluloide, il cambiamento del paesaggio e la mutazione del volto di un Paese per decenni immobile. A unire il tutto, l'idea dell'Italia che accelera e guadagna posizioni anche con tratti di aggressività e di volgarità, come insegna la folle corsa della Lancia Aurelia della pellicola. Un'Italia che sorpassa i propri tratti arcaici e arretrati, andando avanti nonostante enormi problemi che spesso restano irrisolti, conseguenza di uno sviluppo troppo veloce, spesso squilibrato. (ANSA).
   

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