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Teatro: due prime a Cagliari e Nuoro, protagonisti i ragazzi

CAGLIARI - Sardegna Teatro: spazio a adolescenti e giovani emergenti. Sono loro i protagonisti di due "prime" di altrettanti progetti tra Cagliari e Nuoro. Il 20 e 21 al Ten Teatro Eliseo del capoluogo barbaricino la scena è tutta per dodici ragazzi nuoresi tra i 14 e i 18 anni accanto a attori professionisti.
Sul palco portano una riflessione sul ruolo dei padri e dei figli sotto l'attenta cura della Compagnia Biancofango in "Romeo e Giulietta, ovvero la perdita dei padri"- prove di drammaturgia dello sport con gli adolescenti, originale rilettura del capolavoro Shakespeariano.
La regia è di Francesca Macrì. In scena i professionisti Angelo Romagnoli e Andrea Trapani e gli adolescenti Valeria Basso, Andrea Canu, Giulia Carrus, Federico Carzedda, Davide Dessolis, Noà Giobbe, Paolo Nieddu, Mina Parodo, Mauro Sanna, Marta Virdis. Il progetto biennale ha coinvolto e coinvolgerà ancora altri teatri in Italia. Si legge nelle note di regia: "Romeo e Giulietta smette di essere una storia d'amore e diventa quello che più profondamente è: una storia, come direbbe Pasolini, di giovani infelici, una storia di non ascolto, di fallimento trans-generazionale, di errori troppo tardi riconosciuti e di un tempo, un tempo, troppo severo nel suo scorrere inesorabile".
Il 20, 21 e 22 dicembre, alle 19, il Teatro Massimo accoglie l'attesa prima di "Io non farò la mia fine". La pièce, presentata in firma di studio, si avvale del testo di Paola Atzeni, selezionato nel progetto "page on stage", ricerca di una nuova drammaturgia in Sardegna con l'obbiettivo di mettere in luce nuovi talenti.
La regia è affidata a Nicolò Columbano. In scena Michela Atzeni, Edoardo Mario Capuano, Ornella D'Agostino, Luca Spanu.
Firma le scene Tiziano Fario, le luci Loc Franois Hamelin, i costumi: Serena Trevisi Marceddu. Nella Sardegna dei nostri giorni una giovane madre lotta e si ribella alle ipocrisie, all'immobilismo e al male che si annidano nella famiglia e nella società per donare al proprio figlio un futuro degno di essere chiamato ancora umano. "Le parole del testo Io non farò la mia fine della drammaturga Paola Atzeni, al di là del loro involucro, hanno in sé la forza di un appello che sa farsi universale e toccare alle viscere il tempo che attraversiamo, per scuotere le pretese di una ragione che, nelle sue varie figure (la Legge, la Madre, la Società), si pretende assoluta, indifferente e cieca allo scandalo della vita che sempre si offre nella bellezza della sua diversità", scrive Nicolò Columbano nelle sue note di regia.

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