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Lollobrigida, non difendiamo lobby del vino ma lavoro e cultura

"Non difendiamo lobby, difendiamo lavoro, economia ma, come governo, anche cultura nazionale che vanta tanti elementi. E chiederò al ministro della Salute Schillaci di contattare il collega irlandese per affrontare insieme il tema dei danni che può provocare l'eccesso di alcol ma per raccontargli il vino". E Schillaci "riunirà anche scienziati, molti dei quali si sono espressi a favore di questo prodotto non come enunciazione ma come declinazione delle proprietà benefiche". Così il ministro dell'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, rispondendo a una domanda sui prossimi passi in merito agli alert sanitari sulle etichette di alcolici, compreso vino e birra, decisi dall'Irlanda, a margine dell'evento Ismea 'Generazione terra'.

Intanto cresce il fronte dei Paesi che appoggiano l'Italia in questa battaglia. Oltre a Francia e Spagna che con l'Italia hanno sottoscritto un documento comune "in cui spieghiamo alla Commissione Ue la posizione", anche Grecia, Croazia, Portogallo ("che ha già assunto posizione omogena alla nostra pur senza sottoscrivere ancora il documento") stanno andando sulla nostra linea, riferisce Lollobrigida. "Sono diverse le nazioni produttrici di vino - dice - che non vogliono lo stigma di una affermazione come il vino nuoce alla salute', altra cosa è dire l'eccesso nuoce alla salute ma sarebbe un'etichetta da mettere su quasi tutti i prodotti".

Il vino, aggiunge Lollobrigida "deve essere guardato nel suo complesso e non solo per la presenza minoritaria di alcol, al massimo del 20%. In una bottiglia c'è 80% di acqua, c'è fruttosio, c'è una serie di vitamine, ci sono i tannini, utili al quadro cardiovascolare, ci sono polifenoli. Quindi il vino deve essere guardato anche dal punto di vista della salute nel complesso. L'eccesso è sempre negativo e qualsiasi abuso va sempre contrastato e combattuto ma non va cancellata quella cultura di modello di civiltà".

Infine il ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio "che dovrà vedere l'arbitrato da un punto di vista commerciale.

Se l'etichetta irlandese chiude al mercato del vino quella nazione occorre stabilire se questo porta una criticità ai trattati. "Il problema economico - conclude il ministro - è importantissimo ma non lo considero il problema principale. Il problema principale è cercare di comprendere come la qualità non debba diventare uno stigma". 

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