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Agricoltura: pastori sardi a Patuanelli, rivedere misure Pac

(ANSA) - CAGLIARI, 12 APR - Per non farsi trovare impreparati di fronte alla nuova politica agricola comunitaria 2023-2027, visto che la scadenza per l'approvazione del Piano strategico nazionale (Psn) è stata fissata dall'Unione Europea per il 30 giugno, i pastori sardi hanno lanciato un appello al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, sollecitando modifiche alla proposta Psn. Un lungo documento di otto pagine firmato da Fabio Pisu, Gianuario Falchi, Giambattista Sanna (noto Nenneddu), Antonio Doa e Gianluigi Argiolas nel quale si analizzano a fondo le linee strategiche della Pac sollecitando "tutte le iniziative utili a tutela delle attività zootecniche della Sardegna per colmare le ingiustizie che l'attuale Psn sta recando alla nostra regione".

Tra gli interventi prioritari l'inserimento nell'eco-schema 1 a livello 2 del comparto ovicaprino, la definizione e semplificazione riconoscimento certificazione "Sobna", l'allineamento dei titoli base affinché tutti gli allevatori possano raggiungere il livello della media nazionale dei titoli senza discriminazioni tra le diverse regioni d'Italia. Poi ancora la ripartizione equa risorse fondo riserva nazionale, riconoscere ai pascoli cespugliati e boschivi una Superficie agricola utilizzata (Sau) eleggibile del 100% e la gestione del fondo nazionale attività catastrofali attraverso copertura di polizze assicurative da attivare direttamente dalle imprese.

Infine incentivare le imprese che decidono di assumere alle proprie dipendenze lavoratori giovani.

"Visti gli errori rilevati negli ultimi anni, nella programmazione di spesa delle risorse", i pastori chiedono "di poter costituire una commissione composta da allevatori affinché possano esser parte attiva nelle decisioni da assumere per la gestione di tali risorse". E propongono di introdurre "forme di finanziamento de minimis al fine di rimarginare nell'immediato le difficoltà economiche emergenti dovute ai rincari esorbitanti delle materie prime e costi di produzione che in alterativa non sarebbero prontamente fronteggiabili". (ANSA).

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