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Pasta Day: vale 20 miliardi, un quarto in Italia

Con la pandemia Covid il valore della produzione di pasta nel mondo sale a oltre 20 miliardi, di cui circa un quarto realizzato in Italia che si conferma di gran lunga il paese leader a livello internazionale. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione del World Pasta Day a Tuttofood a Milano dove sono presenti agricoltori e industriali per celebrare l'appuntamento.

In Italia si producono 3,9 milioni di tonnellate di pasta con una filiera che conta 120 imprese, oltre 10 mila addetti e quasi 200mila aziende agricole italiane impegnate a fornire grano duro di altissima qualità. Nel tempo sono aumentati esponenzialmente anche i formati della pasta arrivati a quota 300, mentre alle varietà tradizionali si sono aggiunte quelle fatte con l'integrale, il gluten free, quelle con farine alternative e legumi.

Ma con la pandemia gli italiani sono tornati anche a fare la pasta in casa con quattro famiglie su dieci (41%) che nel 2021 si sono cimentate con il mattarello sotto la spinta del ritorno alla tradizione. Anche grazie a questo trend l'Italia, ricorda la Coldiretti, resta il paese con il più elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi a testa contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (15 kg), Grecia (12 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg) che testimoniano come questo tipo di prodotto abbia estimatori ad ogni latitudine.

Pasta Day: Confagri, serve più grano nazionale e di qualità
Bene Pnrr, ma nuova Pac non penalizzi le imprese professionali
Rafforzare la filiera della pasta, perché l'Italia è il primo paese produttore a livello mondiale con più del 60% destinata all'esportazione, ma solo il 60-70% del grano duro utilizzato arriva dalle imprese agricole nazionali. E' il messaggio lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in occasione della Pasta Day che si celebra oggi, 25 ottobre.

"Da tempo la Confagricoltura è impegnata nei contratti di filiera per aumentare la produzione interna di grano duro e per rispondere alle esigenze delle industrie di trasformazione anche sotto il profilo della qualità", sottolinea Giansanti, nel ricordare che nei primi sette mesi di quest'anno le importazioni sono poco meno di 1,5 milioni di tonnellate, per un valore di 690 milioni di euro.

"Le risorse del Pnrr ci danno la possibilità di far fare alla cerealicoltura un decisivo passo in avanti", precisa il presidente, nell'auspicare allo stesso tempo che l'applicazione della nuova Pac non penalizzi le imprese agricole professionali, da cui dipende la gran parte dell'offerta nazionale di grano duro. A livello congiunturale, i mercati hanno quotazioni per il grano duro di circa 540 euro a tonnellata), che supera del 130% la media degli ultimi cinque anni.

"Le nostre imprese - rileva Giansanti - stanno facendo i conti con un forte incremento dei costi di produzione, a partire da quelli direttamente legati all'energia, per il balzo avanti del prezzo del gas, ad esempio, il prezzo dei fertilizzanti azotati si è triplicato nel giro di un anno. Da qui la proposta a tutti i rappresentanti della filiera, dalla produzione della materia prima, alla distribuzione, di sederci attorno ad un tavolo, per concordare il modo migliore per fronteggiare questa situazione eccezionale". 

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