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Il Marsala è un vino inglese

Quando nel 1773 John Woodhouse da Liverpool approda a Marsala, l'impero britannico regna ancora incontrastato sul pianeta dove, associato al dominio militare, ha tessuto una fitta ed efficiente rete commerciale. Il ricco mercante inglese assaggia un vino dolce, ossidativo, che la gente del posto chiama Perpetuo e produce autonomamente, nelle cantine delle case, per consumo personale. Gli piace, fiuta l'affare, capisce che può trasformare quel prodotto in un brand, come già altre sostanze analoghe erano diffuse nell'impero coloniale. Perché il business riesca, però, Woodhouse deve risolvere un problema: "stabilizzare" il vino perché possa essere trasportato per migliaia di miglia, e possa essere consumato nell'arco di un lungo periodo. Lo risolve aumentando la gradazione alcolica. Il business riesce, la bottiglia con la grande etichetta gialla e la scritta in rosso "Woodhouse Marsala", diventa un prodotto di successo.

Praticamente, il Perpetuo autoctono diventa la base del Marsala che verrà commercializzato dovunque nel mondo, primo fra tutti tra i componenti della Marina di sua Maestà. Il successo di Woodhouse crea una realtà di piccole e medie aziende produttrici siciliane che faranno di Marsala una città industriale, a dispetto di una potenziale vocazione marittima, sebbene permanga una flottiglia di pescherecci in fervente attività. Un tessuto industriale che nei decenni '60 e '70, con la perdita di appeal del Marsala, conosce però una grave crisi.

Erano gli anni delle coltivazioni intensive, dell'utilizzo della chimica nell'agricoltura: sistemi per rendere sempre più competitiva la produzione a abbassare i prezzi sul mercato, anche a discapito della qualità.

Da pochi anni, però, guidati da un vignaiolo visionario, Marco De Bartoli, altri tre produttori (Augileri, Barraco, Badalucco) ripudiando tutti i sistemi non naturali, hanno recuperato la produzione dell'antico Perpetuo, così chiamato perché privo di annata; al contrario, viene "ricolmato" di volta in volta, di anno in anno. Rifacendosi alla sapienza collettiva che ancora si tramanda in qualche casa e al possesso di qualche litro di "madre", oggi è cominciata la vendita delle prime bottiglie, che vantano un invecchiamento che oscilla dai sette ai dodici e più anni.

A raccontare la storia della riappropriazione della tradizione enologica di Marsala è un singolare documentario, "Pre-British. Storia di un vino dimenticato e dei quattro vignaioli che lo hanno immaginato di nuovo", di Andrea Mignolo, patrocinato da Slow Wine e proiettato al festival di cultura "Tempo futuro, possibile sostenibile" organizzato da 38° Parallelo, giunto alla quinta edizione, che si svolge a Marsala, appunto.

E, a proposito di futuro, dal prossimo anno si annuncia una impennata nella produzione del Perpetuo di varie migliaia di bottiglie supportata da una efficace campagna di marketing.

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