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Piace sempre di più fare la spesa dal contadino, + 10% in un anno

ROMA - Piace sempre di più fare la spesa dal contadino: negli ultimi 12 mesi, durante la pandemia, sono aumentate del 5% le aziende agricole entrate nel canale della vendita diretta e del 10% le famiglie che la prediligono. A fare il punto sul settore è Cia-Agricoltori Italiani con la sua Associazione la Spesa in Campagna che conta 6 mila aziende impegnate in questo circuito. Un legame rinsaldato per effetto delle restrizioni, nei mercati contadini e nelle botteghe di prossimità, ma anche online dove l'e-commerce funziona se mette sempre al centro il contatto diretto.

A Padova sono 9 i punti di la Spesa in Campagna-Cia, 4 solo in città, con il Veneto che subito dopo il primo lockdown ha registrato un aumento di fatturato del 14%. Nel Centro, la Toscana di Firenze, Prato e Pistoia conta 10 mercati settimanali, con oltre 100 aziende coinvolte; l'interesse degli agricoltori per un banco è cresciuto del 10% e soprattutto a Firenze, dove il giro d'affari a mercato è di circa 300 mila euro l'anno. Al Sud, Palermo è la città regina dei mercati con 3 solo in città e per un totale di 75 espositori agricoli; dopo il boom della scorsa primavera, ora la situazione è stabile con fatturato in due mesi di 50- 60 mila euro a mercato. Oggi l'Italia conta in totale circa 1200 mercati contadini, ricorda Cia, per un fatturato di oltre 6,5 miliardi. "Con le aziende lavoriamo per tutelare la qualità dei nostri mercati contadini - spiega il presidente de la Spesa in Campagna-Cia, Matteo Antonelli - la fiducia consolidata in questo periodo, porta lontano e allo stesso tempo è un canale che contribuisce alla sostenibilità delle aziende delle aree rurali e alla promozione del territorio, tra i punti chiave della ripresa turistica dei prossimi mesi". Per il direttore generale di Cia, Claudia Merlino, "si tratta di un'occasione importante per il reddito degli imprenditori agricoli, ma anche per promuovere tra i cittadini agricoltura e agroalimentare italiano fatto di qualità, perché la valorizzazione delle tipicità regionali passa per un costante dialogo tra chi produce e chi porta in tavola".

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