Tiene lAmarone, calano Valpolicella e Ripasso. Va meglio lexport rispetto al mercato interno, sorridono le grandi aziende ma non le piccole, con il prezzo medio che cala un po per tutti. La principale denominazione rossa del Veneto regge lurto dellemergenza sanitaria e chiude le vendite di vino a valore nel 2020 con un -3,3%, frutto di un risultato stabile dellexport (-0,1%) e di un calo sulla domanda italiana del -9,6%. È il quadro di sintesi presentato dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini in occasione della Valpolicella annual conference, appuntamento digitale organizzato dal Consorzio tutela vini Valpolicella.
Lindagine, condotta su un campione di aziende che rappresenta circa la metà della capacità produttiva dellarea e una media pro-capite di 1,1 milioni di bottiglie vendute, segnala per lAmarone un mercato double face, con una crescita importante (+7%) nel valore dellexport a fronte di una contrazione del 13% sulla piazza nazionale. Le destinazioni internazionali, che rimangono meta dei 2/3 delle vendite, accusano un calo nel prezzo del re della Valpolicella di circa il 5%. Alla luce della congiuntura per il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini la performance è da considerare positiva per il nostro vino di punta, che chiude lanno meglio rispetto al trend nazionale. Ma ciò che preoccupa sono le disparità, con le piccole imprese di qualità che pagano pesantemente la chiusura dellhoreca, con perdite medie del 10% per lexport e del 28% sulla domanda interna. Dinamica questa che colpisce direttamente il Dna del nostro tessuto produttivo. Sul fronte delle vendite per canale in Italia è evidente come la presenza in Gdo (principale canale di sbocco con unincidenza del 44% sul totale) delle piccole aziende sia limitata al 10% del totale del loro business, a fronte di una quota elevatissima (47%) di vendite effettuate attraverso la figura del grossista, in gran parte destinata alla ristorazione. Sul fronte export, gli Usa si confermano primo buyer per lAmarone con una quota di mercato del 14%; a seguire Svizzera (12%), Regno Unito (11%), Canada e Germania (10%). Bene il trend della piazza statunitense a valore (+9%), positive anche le performance nelle altre top 5 piazze, con incrementi dal 4% al 7%.
Ancora più alta (73%) la propensione allexport per il Ripasso, dove però, secondo l'indagine del Consorzio tutela Vini Valpolicella-Nomisma Wine Monitor, si registra un calo del 5% a valore. In rosso anche le vendite in Italia che segnano un -6%. Cali pesanti, rispettivamente del 23% e del 25% per le piccole aziende. Il Canada (+1% le vendite nel 2020) si conferma di gran lunga prima destinazione per il Ripasso con il 23% degli acquisti totali, seguito da Svezia (quota all11%) e a pari merito da Svizzera, Germania e Regno Unito (9%). In Italia la Gdo (grande distribuzione organizzata, è nettamente il primo canale, con il 62% delle vendite a valore. Vira in negativo anche il Valpolicella, che paga a valore un -3% allestero (67% lincidenza export) e un -8% sul mercato nazionale, dove la Gdo rappresenta quasi 2 bottiglie vendute su 3 ma che vale solo il 9% del fatturato delle piccole imprese, in evidente difficoltà sia sulle piazze interne (-21%) che negli scambi internazionali (-21%). Anche qui il Canada si conferma sbocco principale con oltre 1/3 delle vendite totali, seguita dagli Usa (19% la quota) e Norvegia (9%). Per il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini: La pandemia ha generato uno scenario di mercato spaccato in due, dove la linea di demarcazione è data principalmente dalle dimensioni aziendali che a loro volta determinano il posizionamento dei propri vini nei diversi canali distributivi. Quello che è accaduto per la Valpolicella trova analogie in tutti i vini del Belpaese e sta portando i produttori a rivedere le proprie strategie commerciali in unottica di maggior diversificazione sia di mercato che di canale.
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