Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Raccolta nocciole, docufilm rivela 'concorrenza sleale' turca

(ANSA) - TORINO, 15 OTT - Una paga equivalente a 10-12 euro al giorno per lavorare dall'alba al tramonto nella raccolta delle nocciole su pendii scoscesi. Sono le condizioni di vita degli stagionali, spesso profughi siriani o curdi in Turchia, il primo paese produttore al mondo. A raccontarle in un documentario è il regista e giornalista Stefano Rogliatti, autore di 'Né tonda nè gentile' realizzato in collaborazione con Coldiretti. Il titolo rimanda volutamente agli aggettivi nella denominazione della Nocciola Igp del Piemonte. "Un prodotto di qualità, al quale quest'anno viene applicato lo stesso prezzo della nocciola turca", è la denuncia di Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti Piemonte, che invita "i vertici delle grandi aziende compratrici di tutto il mondo a mettersi una mano sulla coscienza per far terminare condizioni di sfruttamento di questo tipo. Che non riguarda naturalmente - precisa - solo la raccolta delle nocciole e solo la Turchia " Il 95% del raccolto - ricorda Coldiretti - viene utilizzato per prodotti dolciari e il 70% della produzione mondiale proviene dalla Turchia che nel 2019 ha esportato in 121 paesi 320 mila tonnellate con un reddito di oltre 2 miliardi di dollari; l'Italia è il secondo produttore con una quota di mercato di circa il 12%.

"Amo dare voce a chi non he ha, - spiega Rogliatti - questa volta il viaggio mi ha portato in Turchia sulle coste del Mar Nero, nella capitale della produzione di nocciole. (un precedente suo lavoro aveva riguardato le coltivazioni di riso nel Myanmar, ndr). Nel mese di agosto arrivano più di 350000 lavoratori stagionali. A vederli da lontano sembrano persone serene, intente a lavorare come tutti. Ma avvicinandomi ho trovato un'altra realtà: oltre agli uomini ci sono anche donne e minori, mani e ginocchia a terra 10 ore al giorno, in condizioni quasi di schiavitù".

"La nocciola turca, che fa concorrenza sleale al fiore all'occhiello del Made in Piemonte, viene prodotta con metodi estremamente diversi e rischiosi per la salubrità del prodotto, - spiegano Moncalvo e il delegato confederale Coldiretti Bruno Rivarossa -. Questo documentario porta alla luce quello che spesso per comodo, solo di certe industrie, non si vuole far emergere (ANSA).

Caricamento commenti

Commenta la notizia