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Covid mannaia per filiera olio, crack da 2 miliardi

L'emergenza coronavirus ha causato un crack da 2 miliardi di euro all'olio d'oliva Made in Italy a causa della chiusura forzata di bar, ristoranti e agriturismi ancora alle prese con una difficile ripartenza; a questo si sommano gli ostacoli alle esportazioni, l'azzeramento delle presenze turistiche dove l'extravergine è tra i prodotti della filiera corta più acquistati dai vacanzieri. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti diffusa in occasione dell'assemblea di Unaprol, la principale organizzazione di aziende olivicole.

A pesare sul comparto, spiega la Coldiretti, è stato soprattutto il blocco del canale della ristorazione in Italia e all'estero che ha avuto un impatto devastante per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate e 250 milioni di piante. A incidere sulle imprese, segnala la Coldiretti, è anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014. Un trend causato dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano per la mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicarne l'origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009.

Per rilanciare il settore Coldiretti ha elaborato un piano salva-ulivi con misure straordinarie a sostegno delle imprese agricole e frantoi che operano in filiera corta. Si va dalla semplificazione delle procedure, a meccanismi di flessibilità per la certificazione delle produzioni di qualità anche attraverso finanzianti specifici. Vanno poi assicurati sostegno a fondo perduto per le imprese produttrici di olio 100% tricolore per compensare la riduzione delle vendite e un aiuto integrativo per gli olii certificati Dop e Igp in giacenza, sfusi o confezionati non venduti alla data del Dpcm dell'11 marzo.

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