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Spiragli di rinascita per i pub in Gb, dopo 10 anni crisi

LONDRA - Segnali di speranza per il futuro dei pub britannici, vera e propria istituzione nazionale e sociale nel Regno, il cui numero è tornato nel 2019 a crescere, seppur di poco, dopo un decennio di prevalenti chiusure e di calo complessivo.

Lo spiraglio di una ripresa emerge dai dati diffusi oggi dall'Office for National Statistics (Ons), equivalente dell'Istat oltremanica, secondo cui il totale degli esercizi dediti alla mescita della birra (ma ormai anche di altre bevande e sempre più spesso a forme di gastronomia più o meno tradizionale) è tornato a salire d'un modesto, ma incoraggiante 0,8%: fino a quota 39.130 insegne.

Nell'ultimo decennio, la diminuzione dei pub era stata un fenomeno costante, fra le grida di dolore delle associazioni di esercenti, dei difensori della tradizione e di molti avventori, britannici o stranieri. E dal 2007 il taglio era stato del 25%. Una crisi frutto degli alti e bassi dell'economia, dell'allargamento della forbice delle disuguaglianze a danno dei ceti sociali più svantaggiati, dei costi esorbitanti d'esercizio delle attività commerciali (specie nelle città e per i piccoli), ma anche dei cambiamenti di mode e abitudini nel bere: segnati ad esempio da un'impennata della concorrenza del vino (e del prosecco).

La (limitata) inversione di tendenza si deve adesso tuttavia, spiega l'Ons, più alla trasformazione in punti di ristoro con priorità al cibo (nei cosiddetti 'gastropub') che a una rinascita della loro anima classica. E al successo di catene come Wetherspoon, titolare da sola di ben 875 negozi e 58 hotel o locande fra il Regno e l'Irlanda: gigante da 44.000 dipendenti che nei prossimi 4 anni ha già in programma d'investire altri 200 milioni di sterline e d'assumere ancora 10.000 persone.
Nulla a che vedere coi vecchi osti isolani d'un tempo.

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