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E' il centenario dall'arrivo dei cavalli lipizzani in Italia

(ANSA) - ROMA - Oggi, 17 luglio 2019, ricorre il centenario dall'arrivo dei cavalli lipizzani in Italia, frutto delle complesse trattative di pace svoltesi alla fine della prima guerra mondiale.

Il nome della razza proviene dal borgo di Lipizza (Lipica), oggi in Slovenia, dove nel 1580 fu creato un allevamento di cavalli per la corte imperiale nel 1580, mentre la definizione delle sue caratteristiche risale alla seconda metà del '700 con l'Imperatrice Austriaca Maria Teresa e soprattutto suo marito, il principe Francesco di Lorena. In Italia, i Lipizzani vennero riportati a Lipizza, diventata italiana, poi vennero presi dall'esercito tedesco durante la II guerra Mondiale e infine salvati dal Generale George Patton, con una spedizione tanto romanzesca da aver ispirato il film "L'ultimo treno da Vienna", prodotto dalla Walt Disney con Robert Taylor.

Restituiti all'Italia nel 1947, vennero mantenuti dall'Esercito fino al 1955 quando, per consentirne la conservazione, i riproduttori Lipizzani vennero trasferiti al Ministero dell'Agricoltura e tenuti nell'Allevamento Statale del Cavallo Lipizzano (ASCAL) in Casali Nuovi di Montemaggiore (vicino a Montelibretti, 40 km da Roma) dove hanno continuato ad essere allevati in assoluta purezza, in un isolamento genetico che - inclusa anche l'attività svolta a Lipizza prima della Grande Guerra - dura ormai da 119 anni. Ciò significa che tutte le genealogie sono note fino al 1900 e, in molti casi risalgono fino al XVIII Secolo, per arrivare fino al più antico progenitore registrato, nato nel 1738.

Oggi l'allevamento è gestito dal Crea - Centro di Ricerca Zootecnia ed Acquacoltura e conta 110 esemplari, che discendono integralmente dai riproduttori allevati a Lipizza prima del 1919 ed è l'unico al mondo ad essere integralmente costituito dalle linee di fondazione "classiche" della razza Lipizzana. Il Crea è impegnato nella salvaguardia dei lipizzani sia da un punto di vista economico per il mantenimento, il governo e l'addestramento dei cavalli, sia da un punto di vista culturale, proseguendo gli schemi tradizionali di riproduzione basati su "linee di sangue", utilizzando gli algoritmi informatici messi a disposizione dalla genetica di popolazione e attuando le più recenti tecniche di biologia molecolare e di genomica, soprattutto a livello di Dna mitocondriale.(ANSA).

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