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Made in Italy:'Filiera Italia', al lavoro per valorizzarlo

(ANSA) - ROMA, 3 NOV - Per la prima volta l'agricoltura e l'industria alimentare italiana d'eccellenza insieme per difendere, sostenere e valorizzare il Made in Italy. E' questo l'obiettivo della nuova realtà associativa "Filiera Italia", di cui è stato siglato l'atto costitutivo, promossa da Coldiretti, Ferrero, Inalca/Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica) che ha tra i soci fondatori Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna fugata, Maccarese, Ol.Ma, Giorgio Tesi group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni Spa. Secondo Luigi Cremonini, neo eletto presidente dell'Associazione "nasce finalmente un'alleanza di filiera che mette insieme due componenti preziose e reciprocamente imprescindibili del più importante settore di questo Paese: la produzione agricola e l'industria italiana di trasformazione alimentare. Finisce una contrapposizione immotivata e fuorviante e nasce un'alleanza che tutela la vera distintività e l'eccellenza della produzione agroalimentare italiana". "Si tratta di una nuova forma di rappresentanza in cui Coldiretti, sempre più sindacato imprenditoriale di filiera, insieme a campioni industriali nazionali dei rispettivi settori, compresi i mezzi tecnici per l'agricoltura e la tecnologia avanzata per la trasformazione alimentare, sono uniti per la realizzazione di accordi economici e commitment concreti finalizzati ad assicurare la massima valorizzazione della produzione agricola nazionale anche attraverso la realizzazione di contratti di filiera sostitutivi dell'ormai superata stagione della sterile interprofessione", ha affermato Enzo Gesmundo vicepresidente della neocostituita associazione che avrà la sede a Roma presso la Coldiretti e avrà Paolo De Castro in qualità di presidente del Comitato scientifico. Una delle prime battaglie che vedrà impegnata "Filiera Italia" sarà quella contro l'etichettatura a semaforo inglese, "oggi replicata e aggravata dal nutriscore francese - conclude Filiera Italia - che penalizza un prodotto di eccellenza come l'olio d'oliva ed avvantaggia incomprensibilmente prodotti come l'olio di colza". (ANSA).

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