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Pronta la mappa del Dna dell'ulivo

(ANSA) - ROMA, 10 OTT - Pronta la mappa del Dna dell'ulivo. O meglio di quello selvatico, chiamato olivastro, considerato l'antenato degli ulivi coltivati. Il suo nome scientifico è Olea europea var. Sylvestris, ed è 'partito' dall'Asia minore prima di arrivare nel bacino del Mediterraneo, 'culla' di diverse varietà di ulivi. Lo spiegano sulla rivista dell'Accademia delle scienze americane (Pnas) i ricercatori dell'università belga di Ghent, guidati da Yves Van de Peer.

Attraverso la mappatura del genoma dell'ulivo selvatico, sono riusciti a cogliere e far emergere le tracce della sua antica attività genetica, che nel passato ha 'modellato' la sintesi dell'olio d'oliva, fonte potente di acidi grassi sani e micronutrienti, come gli antiossidanti e la vitamina E. Mettendo a confronto il genoma dell'olivastro con quello di altre nove varietà di piante, i ricercatori hanno visto che gli ulivi coltivati hanno un genoma di dimensioni più piccole, anche se con un numero maggiore di geni. L'ulivo selvatico ospita oltre 50.000 geni (contro i 56.000 di quelli coltivati), e mostra i segni di molteplici duplicazioni genetiche, avvenute in passato, in particolare circa 28 e 59 milioni di anni fa. In queste due occasioni, si sono allargate e diversificate le funzioni dei geni coinvolti nella biosintesi dell'olio. Ciò spiega le particolari caratteristiche dell'olio d'oliva, cioè l'alto contenuto di acido oleico (75%), la sua principale componente, ed una molto più bassa di acido linoleico (5,5%). Nell'olio di semi di sesamo, che è molto simile, sono presenti invece entrambi al 40%. Secondo i ricercatori questa mappa del genoma dell'ulivo dà delle utili indicazioni sull'evoluzione della biosintesi dell'olio d'oliva, che possono essere applicate per migliorare l'attuale produzione.

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