Svelato il meccanismo-chiave che permette di attivare e disattivare la prima linea di difesa del cervello, formata dalle cosiddette cellule della microglia: la scoperta getta le basi per nuovi trattamenti contro il dolore causato dalla chemioterapia, ma potrebbe aprire la strada anche a cure per ridurre linfiammazione in malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. Lo studio,
pubblicato sulla rivista Cell Reports, è guidato dallIstituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con lUniversità Sapienza di Roma e lamericana Columbia University.
La microglia è una tipo di cellula presente nel cervello, che difende il sistema nervoso da ciò che potrebbe danneggiarlo, come patogeni, cellule tumorali o infiammazione. Quando non sono presenti minacce, le cellule della microglia si trovano in uno stato inattivo o di sorveglianza caratterizzato da una forma ramificata, che permette proprio di sorvegliare lambiente circostante alla ricerca di segnali di pericolo. In caso di minaccia, la microglia passa al suo stato attivo, dove assume una forma più tondeggiante.
I ricercatori coordinati da Silvia Di Angelantonio hanno scoperto proprio il meccanismo che permette il passaggio tra queste due conformazioni: la chiave sta nei cosiddetti microtubuli, elementi fondamentali per dare la forma alle cellule, che cambiano disposizione attivando o disattivando le cellule. La microglia che rimane bloccata nello stato attivato, però, contribuisce allinfiammazione cerebrale e alla progressione di malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer ed è implicata nello sviluppo del dolore causato dalla chemioterapia, che distrugge i microtubuli.
Il futuro sarà lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici mirati a modulare in maniera specifica i cambiamenti dei microtubuli della microglia, senza andare a intaccare le altre cellule, afferma Di Angelantonio. Questo nellottica di prevenire o contrastare lattivazione patologica della microglia: siamo solo allinizio di questo percorso, ma ci stiamo muovendo.
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