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Basse dosi di radiazioni non danneggiano il Dna, lo aiutano

Le radiazioni, come i raggi X e i raggi gamma, a basse dosi non danneggiano il Dna: anzi, lo rendono più resistente in caso di esposizione ad alte dosi di radiazioni, evitando la rottura dei cromosomi. Lo rivela uno studio italiano fatto sui moscerini della frutta, coordinato dalla Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista Communications Biology, che ha anche individuato per la prima volta il gene responsabile di questa risposta protettiva. La ricerca, condotta in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità (Iss), Università di Padova e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), potrebbe anche chiarire i fenomeni di radioresistenza osservati in molti tumori, dato che il gene individuato è presente anche negli esseri umani.

Comprendere gli effetti associati alle basse dosi di radiazioni riveste un’importanza rilevante dal punto di vista sociale, proprio per le continue esposizioni a cui siamo giornalmente sottoposti, durante il lavoro, gli esami medici ed i frequenti viaggi aerei. Ora, i ricercatori guidati da Antonella Porrazzo hanno mostrato che l’esposizione cronica del comune moscerino della frutta (Drosophila melanogaster) a basse dosi di radiazioni durante lo sviluppo rende le cellule di questo organismo resistenti alle rotture dei cromosomi, un tipico danno al Dna dovuto invece ad alte dosi di raggi gamma.
 I ricercatori hanno anche sequenziato l’Rna (la molecola a singola elica implicata in vari ruoli biologici di codifica, decodifica, regolazione ed espressione dei geni) dei moscerini utilizzati nell’esperimento: i risultati mostrano che la risposta ‘radio adattativa’, che risulta cioè protettiva a basse dosi di radiazioni, è dovuta in particolare ad un gene, detto Loquacious, che si trova anche negli esseri umani. Nei moscerini resistenti il gene risulta meno attivo, una caratteristica che inoltre viene trasmessa anche alle generazioni successive.

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