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Piante come computer, per adattarle al clima che cambia

Realizzati in laboratorio dei circuiti genetici in grado di riprogrammare le piante in modo estremamente mirato e preciso, come se fossero computer, spingendo solo alcune cellule a svilupparsi diversamente: li hanno messi a punto ricercatori dell’Università statunitense di Stanford, con l’obiettivo di aiutare le piante a adattarsi meglio ai cambiamenti climatici, migliorando ad esempio la loro capacità di assorbire acqua e nutrienti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, rappresenta il primo passo nella progettazione di colture più resistenti e nell’ampliamento delle applicazioni per i circuiti genetici artificiali.
Le colture geneticamente modificate impiegate attualmente si basano su sistemi che modificano la totalità delle cellule che compongono la pianta, ad esempio spingendole a esprimere geni per resistere agli erbicidi o ai parassiti. Per ottenere invece un controllo molto più preciso, i ricercatori guidati da Jennifer Brophy hanno costruito un Dna sintetico che funziona essenzialmente come un codice di computer, indicando alla pianta quali cellule devono modificare il proprio comportamento. In particolare, gli autori dello studio hanno usato uno dei loro circuiti genetici per far sviluppare diversamente le radici di Arabidopsis thaliana, una pianta molto utilizzata nella ricerca.
“I nostri circuiti genetici sintetici ci consentiranno di costruire radici o foglie molto specifiche, per capire cosa è ottimale per le difficili condizioni ambientali che sappiamo stanno arrivando", afferma Brophy. “Il cambiamento climatico sta alterando le condizioni agricole in cui coltiviamo le piante da cui dipendiamo per cibo, combustibili e materie prime", aggiunge la ricercatrice. “Se non saremo in grado di produrre quelle piante su larga scala, ci troveremo a fronteggiare molti problemi”.

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